Se i campi producono energia
sabato 31 luglio 2010
Dalle campagne, dall'agricoltura, potrebbe nascere il futuro energetico italiano. Proprio così, anche se la strada per arrivarci pare essere ancora piuttosto lunga. Ma le basi ci sono, e sembrano solide. Basta pensare che nei campi nostrani c'è spazio libero per 15 milioni di ettari e una rete di 5 milioni di fabbricati rurali: i due elementi che potrebbero costituire quella che i tecnici chiamano "piattaforma diffusa" in grado di soddisfare il fabbisogno energetico italiano, stimato sui 157,7 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (MTep), paria a 1.850.000 di Gigawattora (GWh). Insomma, le imprese agricole dello Stivale, o almeno buona parte di esse, potrebbero rinascere dedicandosi alla produzione di energia pulita. Non è certo la soluzione ai problemi alimentari che ci assillano, ma certamente una strada alternativa per risollevare i bilanci delle aziende.
Grandi potenzialità, dunque, che devono però essere coltivate. In caso contrario tutto rimarrà così com'è, se non peggio. La soluzione giusta " stando almeno ai risultati di un incontro sul futuro "energetico" delle campagne italiane organizzato recentemente da Confagricoltura e Agroenergia " starebbe nella creazione di filiere specifiche che rendano, ad esempio, chiaro e facile acquistare cippato (legno ridotto in scaglie) e pellet (un combustibile ricavato dalla segatura essiccata e poi compressa in piccoli cilindri), per il proprio mini-impianto in azienda. Senza contare quanto si potrebbe fare per la crescita dell'uso energetico delle biomasse e del biogas che dovrebbero avere «le stesse opportunità» delle altre fonti rinnovabili, in particolare l'eolico e il fotovoltaico. E dalla loro, gli agricoltori che vorranno utilizzare o produrre energia in maniera alternativa, hanno anche gli obiettivi energetici dettati dall'Europa che parlano chiaro: la produzione del 17% di energia da fonti
rinnovabili. Proprio nei prossimi mesi, fra l'altro, potrebbe essere decisa buona parte del futuro delle energie rinnovabili.
Tenendo conto delle potenzialità produttive agricole italiane rispetto al fabbisogno. Intanto però, occorre gestire il presente e fare quindi i conti con l'altalenare dei prezzi, la crescita dei costi di produzione, le difficoltà del mercato, le prospettive internazionali. L'annuncio del ministro dell'Agricoltura Giancarlo Galan di un «piano anticrisi» oppure l'arrivo di 40 milioni di euro per l'ortofrutta, sono, da questo punto di vista, buone notizie per
il settore alle prese con una congiuntura non favorevole.
È comunque sempre più chiara una cosa. Il futuro dell'agricoltura e dell'agroalimentare italiani, si svilupperà mettendo insieme la produzione alimentare vera e propria con l'espansione di altre attività svolte dalle imprese: dall'ospitalità rurale alla produzione di energia, dal presidio del territorio alla creazione di mercati di nicchia. Sarà l'equilibrio fra queste diverse anime, a costituire la formula vincente per la sopravvivenza e la crescita del comparto.
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