
Gesù non parla unicamente della felicità. Il Vangelo insegna anche quali sono i cammini che conducono al suo contrario: le beatitudini hanno un rovescio, che prende la forma di un insegnamento sull’infelicità. E, tra le vie che conducono all’infelicità, Gesù ne identifica una: lo scandalo. «Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo!» (Mt 18,7). Abbiamo già avuto modo di incontrare lo scandalo, questa pietra che fa inciampare lungo la strada, da Gesù additato come causa di infelicità per il mondo ma anche per chi lo provoca, poiché gli scandali possono distruggere la fede dei piccoli e dei deboli. Noi sappiamo fin troppo bene a che punto il comportamento dei cristiani, e talvolta del clero, possa davvero scandalizzare e mettere in pericolo la fede di tanti.
Si noterà che Gesù non dice: “Guai a colui attraverso il quale lo scandalo è rivelato!”. Eppure, troppo spesso noi siamo tentati di ingannarci sui responsabili e di addossare la responsabilità dello scandalo non all’autore del male, ma a chi ha il coraggio di denunciarlo, come se il male non fosse già stato fatto, come se si potesse ancora evitarlo. Combattere gli scandali e il loro corteo di infelicità non significa tuttavia imporre il silenzio ma, al contrario, portare la luce ovunque prevalgano le tenebre.
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