Nel giro di un anno abbiamo scoperto più cose sui virus di quanto non ne abbiamo imparate sui libri di scuola. Ma il coronavirus con tutti i suoi misteri, alcuni pian piano svelati altri ancora impenetrabili, ci ha travolto con una tale forza da imporci di saperne di più, di capire come fronteggiarlo e difenderci. Conoscere per prevenire la malattia che non sempre ha cure efficaci, evitare il contagio per sé e per le persone più fragili. Attraverso i suoi libri e la presenza in tv, anche Ilaria Capua, in questo anno di pandemia è stata una presenza preziosa, un punto di riferimento a proposito di informazioni sulle strategie dei virus e sulla correttezza dei nostri comportamenti. In nome della scienza e delle sue acquisizioni.
Scienziata tra le più accreditate è stata per oltre trent’anni alla guida di gruppi di ricerca nel campo delle malattie trasmissibili dagli animali all’uomo e del loro potenziale epidemico; oggi è alla direzione del Centro di eccellenza “One Health” dell’università della Florida. Preziose dunque anche queste pagine in cui Ilaria Capua racconta Il viaggio segreto dei virus, guidando i ragazzi “alla scoperta delle creature più piccole, dispettose e sorprendenti dell’universo” (DeAgostini; 13,90 euro). Storie alla scoperta di undici virus che hanno segnato nei secoli la nostra vita, fino ad arrivare alla pandemia del covid-19. Un’esperienza dilagante del tutto nuova nel nostro mondo globale interconnesso: l’azzeramento delle distanze ha dimostrato quanto una malattia in un angolo lontanissimo del Pianeta possa in breve riguardare tutti. La virologa ci racconta come i virus camminano, facendo velocemente il giro del mondo, sulle ali degli uccelli o delle zanzare, persino a bordo di aeroplani o nascosti tra le merci sulle navi container. Come si trasformano e prosperano a spese degli organismi che li ospitano. E infine che la nostra salute è strettamente legata a quella dell’ambiente e delle altre specie animali. Un anno con il coronavirus ci ha insegnato che nessun luogo è abbastanza lontano e irraggiungibile e che rompere certi equilibri può costare molto caro. Dai 13 anni
Quadrotti indistruttibili, pagine cartonate e spesse, angoli arrotondati con un piccolo meccanismo manuale che attraverso lo scorrimento di tessere inserite nelle pagine trasforma il libro in un interessante gioco di scoperta da cui i piccolini saranno sicuramente incuriositi. Questa nuova collana “inbianco&nero” nata in casa Lapis e destinata ai bebè - di cui sono appena usciti i primi due volumi, La natura e La mia giornata (11 euro cad.) - punta sul bianco e nero e su figure semplici ad alto contrasto per svilupparne la capacità visiva.
A partire dal dato, ormai acquisito scientificamente, che il neonato alla nascita vede in modo sfocato e solo in bianco e nero. E che il mondo a colori è frutto di uno sviluppo della corteccia cerebrale, che si affina con l’esperienza. Ecco che libriccini con oggetti ben centrati sulla pagina, anche su sfondo nero alternato a sfondo bianco, risultano uno stimolo allo sviluppo della percezione e delle abilità cognitive. Raffaella Castagna mette in pagina figure semplici dai contorni netti, oggetti che fanno parte della realtà quotidiana in cui il bambino vive. Che può osservare, toccare e riconoscere. Come un gioco, in attesa di scoprire che quello è un libro.
Un libriccino semplice ma prezioso che resterà nella memoria dei piccoli lettori perché arrivati all’ultima pagina avranno imparato per la vita, come si fa a sapere quando cadrà il giorno di Pasqua, perché come si sa sul calendario questa è una data ballerina. Non cade mai lo stesso giorno. Cade invece a fagiolo questa storia perfetta da leggere ad alta voce, Il pulcino di Pasqua, firmata da Géraldine Eischner con le illustrazioni di Alexandra Junge per l’editore Marameo.
Protagonisti la gallina Tilda e il suo pulcino che, ancora racchiuso nell’uovo, freme per venire al mondo. Vuole nascere, ma non in un giorno qualsiasi, proprio il giorno di Pasqua. Non uno prima, non uno dopo. Dunque, quando? Ignorando la risposta al quesito del suo piccolino, Tilda si rivolge alla saggia civetta del bosco che ha pronta la risposta in poche battute, ricordando l’equinozio di primavera e la domenica della prima settimana di luna piena. Non resta che attendere; poi, dopo un sabato silenzioso, al gran suono delle campane della domenica di Pasqua, il pulcino può finalmente nascere. Dai 4 anni.