Nell’ambito della serie “Di là dal fiume” e tra gli alberi (domenica alle 22,00 su Rai 5 e ieri alle 16,10 su Rai 3) è stato proposto un documentario che non ha molto a che fare con le bellezze naturali di cui normalmente il programma si occupa, bensì con la bellezza di una giornata e la magia di un numero. Napoli, la bella giornata è infatti il titolo di uno speciale di Giuseppe Sansonna dedicato, manco a dirlo, al tre, al numero perfetto, che in questo caso corrisponde al terzo scudetto ufficialmente consegnato domenica alla squadra di Luciano Spalletti dopo un doppio tre, ovvero i 33 anni dal precedente ai tempi di Maradona. L’immagine evocativa della bella giornata si deve allo scrittore partenopeo Raffaele La Capria, che finisce per contrapporsi alla «nuttata» che «ha da passà» dell’altrettanto grande autore napoletano Eduardo De Filippo. E pensare che la città della «smorfia» e della scaramanzia, che sui numeri ha creato un dizionario, del «Non è vero… ma ci credo» dell’altro De Filippo (Peppino), ha dovuto mettere da parte la superstizione e iniziare con mesi d’anticipo i festeggiamenti. L’originalità di questo documentario, rispetto ai tanti servizi e programmi che nelle ultime settimane si sono occupati della Napoli tricolore, sta proprio nel raccontare, con un testo tra l’altro spiccatamente letterario, una città e un popolo che perdono la cognizione del tempo, sospesi sopra alle attese eterne di cui vive il capoluogo campano, con il calcio ultimo grande rito collettivo che unisce mondi spesso non comunicanti: dagli abitanti dei quartieri popolari ai numerosi intellettuali intervistati da Sansonna. Nel nome questa volta non di un solista ingombrante (il napoletano d’Argentina), bensì di una squadra multietnica di calciatori estranei alla città: un georgiano, un kosovaro, un nigeriano, un coreano, un messicano…
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