L’Italia ha Sanremo, gli Stati Uniti hanno Nashville e non possiamo farci niente. Non che in Tennessee le canzoni siano per forza più belle che in riviera. Anzi, nella storia del Festival ci sono molti brani che tengono testa al pur magnifico I’m easy di Keith Carradine. La questione riguarda semmai la portata universale che la musica country ha assunto grazie al film diretto da Robert Altman nel 1975 e al quale si è ispirata una recente serie televisiva. Confronto impegnativo, quello con il Nashville cinematografico, quasi tre ore di racconto corale nel quale confluiscono amori e rivalità, mentre le strategie dell’industria dello spettacolo rivaleggiano in crudeltà con gli intrighi della politica. Il cast, già di per sé straordinario, è arricchito dalla partecipazione di un paio di star dell’epoca, Julie Christie ed Elliot Gould, che offrono al regista il loro cameo. Il caso più illuminante è quello di Gould, il cui sodalizio con Altman era allora molto forte. Al suo arrivo a Nashville, l’attore è accolto da una giornalista locale che dev’essere anche una sua ammiratrice. Anziché intervistare la celebrità che ha davanti a sé, la donna non fa altro che ripetere: «Elliot Gould, santo cielo, c’è Elliot Gould!». Restare senza parole, a volte, è il modo migliore per essere sinceri.
© riproduzione riservata
© Riproduzione riservata