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ol decreto del ministero del Lavoro n. 51/2024 è stato ricostituito il Comitato che gestisce il Fondo di previdenza per i ministri di culto, scaduto lo scorso febbraio. Il nuovo Comitato si è insediato il 15 aprile presso la Direzione Generale dell’Inps e ha eletto alla previdenza, all’unanimità, don Gianluca Marchetti, classe 1967, presbitero della diocesi di Bergamo e attuale sottosegretario della CEI.
I 6 consiglieri che compongono il nuovo organo di amministrazione operano in rappresentanza delle diverse realtà confessionali in Italia. Tre sono designati per il clero cattolico dalla FACI –Federazione delle Associazioni del Clero in Italia, e uno dalla FCEI-Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Battisti, Luterani, Metodisti, Valdesi, Esercito della Salvezza, Chiese libere ecc.). Partecipano inoltre al Comitato due rappresentanti dei ministeri, rispettivamente per il Lavoro e per l’Economia.
Tuttavia, alcune confessioni religiose, riconosciute da una Intesa con lo Stato, hanno ottenuto l’esonero dall’assicurazione obbligatoria al Fondo Clero potendo utilizzare una iscrizione “facoltativa”. La mancata parità con gli altri ministri di culto sottrae di fatto entrate contributive alla previdenza di categoria, lede il principio di solidarietà del sistema previdenziale e l’unicità dello status religioso.
Il rinnovo degli amministratori del Fondo, in singolare coincidenza con l’insediamento dei nuovi organi di vertice dell’Istituto di previdenza (Presidente, Consiglio di Amministrazione, Direttore Generale) apre a una nuova stagione per la previdenza del clero. I 50 anni trascorsi dalla legge istitutiva della gestione (n. 903 del 1973) hanno mostrato l’esigenza di un aggiornamento delle regole in corso, anche solo in una semplice visuale di parità con le altre gestioni previdenziali dell’Inps. Sulle pensioni pesano le interpretazioni restrittive dell’Istituto, in tenace opposizione ai criteri più favorevoli indicati dalla Corte di Cassazione (sent. 2757/2006 sez. lavoro), come sulla flessibilità dei pensionamenti con le “quote”, l’aumento della “speranza di vita” anche oltre i 68 anni di età. Sullo sfondo, la situazione patrimoniale che tuttora trascina al suo interno, anno dopo anno, lo storico deficit finale (anno 1985) del vecchio sistema della “congrua”.
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