Quest'anno le otto principali coltivazioni europee faranno registrare una produzione record, superiore, in media, del 16% rispetto a quella del 2007. L'indicazione arriva dalla Commissione Europea e costituisce una «buona notizia» soprattutto per quanto riguarda le possibili ripercussioni sul fronte dei prezzi delle materie prime. Anche se per arrivare al risultato finale occorrerà fare i conti con le altre componenti del mercato alimentare mondiale. In ogni caso, stando ai numeri diffusi dall'Ue, si dovrebbero registrare per quest'anno raccolti per circa 301 milioni di tonnellate, ossia 43 milioni di tonnellate in più rispetto a quelle prodotte nello scorso anno.
Ad essere coinvolte le colture che contano nel panorama delle materie prime alimentari principali: quattro cereali (grano tenero, grano duro, orzo, mais), e quattro piante oleaginose (girasole, patata, colza e barbabietola da zucchero). Il rendimento provvisorio di queste colture per l'insieme dell'Ue, è stimato pari a 5 tonnellate per ettaro: il 16% in più rispetto al 2007 e il 7% in più rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Oltre ai rendimenti, tuttavia, il merito della crescita produttiva va attribuito non solo alle politiche europee di diminuzione del set-aside,cioè di quote di ettari non-coltivati, ma anche di condizioni climatiche favorevoli come un inverno freddo e piogge abbondanti. La maggior produzione sortirà però degli effetti positivi sull'andamento dei prezzi delle materie prime agricole solamente quando altri fattori faranno sentire la loro influenza, come l'andamento dello stato delle scorte.
Ed è proprio sulla quantità di cereali immagazzinati che sembra giocarsi buona parte della partita dei prezzi. L'associazione degli industriali pastai italiani (Italmopa), ha già per esempio messo le mani avanti. È vero, il 2008 sarà un «anno record» per la produzione dei cereali, ma non basterà per risolvere «definitivamente il problema delle scorte».
Certo, aggiungono gli industriali, per la prima volta si assisterà ad una inversione di tendenza, un saldo positivo tra consumi e produzioni, ma questo non sarà sufficiente. In Italia, stando sempre ai trasformatori, occorre infatti distinguere tra il grano duro che raggiungerà i 60 milioni di quintali (+30%), e il tenero per il quale a fronte di un fabbisogno di 60 milioni di quintali ne produciamo circa 30 milioni. Se a questa situazione ci si aggiungono le difficoltà produttive a livello mondiale, la conseguenza per l'Italmopa è che i prezzi continueranno ad essere alti. Una previsione che, naturalmente, non trova il conforto dei produttori agricoli, che, invece, tendono a scaricare le responsabilità sul resto della filiera alimentare.
La crescita produttiva delle «otto grandi colture» europee, quando sarà confermata, potrebbe a questo punto aiutare davvero a capire come evolverà il mercato alimentare europeo e mondiale.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: