Ma i prezzi dei prodotti agricoli salgono o scendono?
Si tratta di una domanda che si pongono i consumatori ma anche i produttori. È, fra l'altro, un interrogativo di non poco conto per chi deve, da una parte, fare i conti degli acquisti e per chi, dall'altra, deve far quadrare un bilancio aziendale.
Questa domanda, tuttavia, non ha ancora oggi una risposta chiara. Mentre i dati si inseguono.
Secondo l'Ismea (l'Istituto per gli Studi sui Mercati Agricoli), nel mese di gennaio, i prezzi all'origine dei prodotti agricoli sarebbero cresciuti solamente dello 0,1% rispetto a dicembre. Ma, rispetto a un anno fa, la crescita sarebbe stata del 6%.
A far salire le quotazioni sarebbero stati, su base annua, le coltivazioni (cresciute quasi del 12%). Mentre, a gennaio, a soffiare sull'inflazione ci si sono messi maggiormente anche i bovini, gli ortaggi, i fiori e le coltivazioni industriali. Gli stessi prezzi, tuttavia, avrebbero fatto marcia indietro a febbraio.
Sempre secondo Ismea, infatti, frutta e verdura avrebbero subito una vera e propria «caduta dei listini»: meno 9% rispetto a gennaio. Su base annua, questa tendenza porterebbe ad una diminuzione dei prezzi all'origine pari al 14%. Tutto mentre all'ingrosso e al dettaglio le quotazioni per gli stessi prodotti sarebbero aumentate del 3,6 e del 3,8%.
E non è finita, perché secondo alcune elaborazioni di Confagricoltura, emerge che negli ultimi nove anni la tendenza dei prezzi all'origine dei prodotti agricoli è stata di gran lunga al di sotto del livello di inflazione totalizzando un +2,32%.
Mentre Coldiretti ha ribadito che «sulla ripresa dell'inflazione questa volta la verdura non c'entra e le polemiche sul caro ortaggi possono essere lasciate in archivio come quelle delle immagini dei banchi nei mercati trasmesse dalle televisioni».
A questo punto, c'è da chiedersi se davvero, e in che modo, anche i campi sono fra le cause dell'inflazione oppure no. E come controllare le impennate di prezzo che, ormai periodicamente, si scatenano.
Perché di fronte al rincorrersi delle cifre, l'unica verità sembra derivare dal fatto che una corretta valutazione dell'andamento dei prezzi agricoli non ci si deve basare sui valori di una sola settimana, ma è necessario prendere in considerazione intervalli di tempi più ampi.
Torna d'attualità, intanto, la proposta di una Autorità di vigilanza sui prezzi degli alimentari. In attesa di sapere se le carote e gli zucchini, oppure le mele e le pesche, hanno davvero contribuito a far lievitare l'inflazione in Italia.
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