Adesso che Claudio Ranieri va in pensione, forse Max Allegri potrebbe approfittarne per chiedergli se gli fa da “aio” (che badi bene Acchiugina, non è il maschile dell’Aia, Associazione italiana arbitri) per prendere lezioni private di stile e soprattutto di fairplay. Sor Claudio, l’uomo delle salvezze, delle promozioni e anche degli scudetti impossibili, dopo quasi quarant’anni di onorata panchina ha deciso di chiudere lì, a Cagliari, dove tutto era iniziato. Un copione con doppio gran finale: la promozione in A conquistata davanti ai 60mila del San Nicola di Bari e poi la salvezza dei sardi in quell’Emilia (Sassuolo, auguri di pronto ritorno in A) dove anche allora il suo Cagliari era tornato nel calcio delle grandi. Finisce un’era e il ciclo Ranieri fa scorrere i titoli di coda proprio nell’anno in cui Cagliari e la Sardegna ha salutato per sempre la sua grande anima, Gigi Riva. Piccoli eroi esemplari del calcio che lasciano il campo, ma il loro esempio resta. E sicuramente i ragazzi di questo Cagliari hanno imparato più in due anni di scuola Ranieri che in decenni di scuole calcio e di lezioni impartite da cattivi maestri, che purtroppo proliferano tra gli allenatori, dirigenti e padri patron. Ma se il mondo del pallone assomiglia ancora a gente come Ranieri, allora non siamo in pericolo. E lo stesso in Inghilterra, come in Spagna ma anche in Germania dove è transitato (al Bayern Monaco) pensano del rivoluzionario Pep Guardiola. L’invenzione epocale del tiki-taka è solo una parte del bagaglio umano di questa bella anima catalana che non dimentica mai gli insegnamenti appresi al Brescia da Carletto Mazzone. Pep possiede la filosofia dell’uomo che ha imparato più dalle sconfitte che dai tanti titoli vinti finora. Così, dopo la quarta Premier di fila inanellata con il Manchester City, il primo pensiero è andato al suo amico-rivale del Liverpool, l’altro filosofo tedesco Jurgen Klopp che saluta la Premier per concedersi un anno sabbatico. Prima di andare via da Liverpool, Klopp ha omaggiato Guardiola, come maestro assoluto del calcio mondiale, e lui il Pep, si è commosso al punto da rispondere: «Jurgen è stato davvero una parte importante della mia vita. Mi ha permesso di raggiungere un livello molto elevato da allenatore. Sa che dietro di me ci sono tante cose che il City mi ha fornito e mi ha dato. Da solo non riuscirei a fare nulla». Questa si chiama «Umiltè», così la chiamava ai tempi del Milan degli invincibili un altro rivoluzionario che ha ispirato il Pep, Arrigo Sacchi. L’Arrigo che in diretta tv si è beccato gli insulti reiterati di Allegri, per banali divergenze tecniche. E allora se il conte Max non vuole scomodare Ranieri, provi a chiedere lezioni di umiltà all’allievo prediletto di Sacchi, Carletto Ancelotti. Ma vada anche da Gian Piero Gasperini che dopo trent’anni di sudatissima gavetta ha vinto l’Europa League con la sua Atalanta. E finalmente Gasp o Gasperson, può stare lì sul podio a cinque gradini, quello degli hombre vertical di questo calcio: Ranieri, Pep, Klopp e Ancelotti.
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