Tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, alle 12,45 su Rai 3 va in onda la mezz'ora di Quante storie, un programma semplice, che potremmo definire vecchio stile, con la sola eccezione di un moderno hashtag per interagire tramite social. Per le prime tre stagioni è stato condotto da Corrado Augius, che ora interviene come opinionista una volta alla settimana. Ma è con l'arrivo alla conduzione del giornalista Giorgio Zanchini che il format, anche per le limitazioni delle presenze in studio imposte dal Covid, si è per così dire ulteriormente asciugato dimostrando che l'essenzialità non è un limite per la tv, tutt'altro: quello che conta sono le idee, gli ospiti che hanno realmente qualcosa da dire, pochi servizi in pillole per introdurre gli argomenti e la capacità del conduttore di dettare temi e tempi. Generalmente si parla d'attualità e di cultura prendendo spunto da un libro. Nei giorni scorsi abbiamo visto puntate molto interessanti, ad esempio quella con il cantautore Simone Cristicchi, invitato a parlare di felicità a partire dal suo HappyNext edito da La Nave di Teseo, mentre in collegamento interveniva puntuale come il solito l'economista Leonardo Becchetti. Lunedì scorso, per fare un altro esempio, erano ospiti di Zanchini il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, e l'agronomo Andrea Segrè, che insieme hanno dato alle stampe Le parole del nostro tempo (Edizioni Dehoniane). Zuppi, interrogato tra l'altro sul ddl Zan, ha risposto citando Avvenire e come il nostro giornale abbia contribuito a una riflessione pacata, ospitando anche punti di vista diversi, per dare sulla questione delle discriminazioni «risposte alte, uscire dall'ideologizzazione e giungere a qualcosa di migliore per tutti». Interessante anche la puntata di ieri «sulle Cine» perché, come recita il titolo del libro dell'ospite di turno, il giornalista Filippo Santelli, La Cina non è una sola.
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