Ha fatto bene Rai 1 a mandare in onda la sera del 4 novembre il docufilm La scelta di Maria e hanno fatto bene i 4 milioni di telespettatori a vederselo e magari commuoversi. La storia della “madre d'Italia”, Maria Bergamas, che cento anni fa nella Basilica di Aquileia scelse tra undici la bara con i poveri resti di un soldato disperso nella Prima guerra mondiale che poi sarebbe diventato il Milite ignoto tumulato nell'Altare della patria, non era a tutti nota. Merito quindi a chi ha avuto l'idea di raccontarla con un docufilm, ovvero l'attore Cesare Bocci, che seppe della vicenda da un amico nipote di uno dei ferrovieri alla guida del treno con la salma che dal Friuli attraversò l'Italia fino a Roma. Bocci, che si ritaglia per sé il ruolo del Ministro della guerra Luigi Gasparotto, firma anche il soggetto con il regista Francesco Miccichè e Marco Videtta, a loro volta autori della sceneggiatura con la consulenza storica di Lorenzo Cadeddu. Altri meriti vanno alla produzione (Anele e Rai Cinema in primo luogo) e agli attori, soprattuto a Sonia Bergamasco, che con misura ci restituisce una Maria Bergamas drammaticamente credibile. Accanto a lei, oltre Bocci, non sfigura Alessio Vassallo nei panni del tenente Augusto Tognasso. Merito infine a chi ha voluto tentare la via sperimentale di mettere insieme i linguaggi della fiction, del documentario, dell'intervista e dell'animazione. Per una volta tanto ha funzionato tutto, anche la scelta più azzardata, quella di far parlare i tre personaggi (Maria, Gasparotto e Vassallo) come fossero intervistati: un modo didatticamente interessante che permette di raccontare non solo come andarono i fatti, ma come probabilmente furono vissuti dagli stessi protagonisti. Mentre l'animazione assolve alla funzione didascalica di spiegare le azioni di guerra. Non scontata nemmeno la parte fiction in parallelo con le immagini di repertorio.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: