La prima storia che i miei robot mi raccontano, di ritorno dall'ultima incursione nell'informazione ecclesiale digitale, è che il Sinodo vale un viaggio del Papa. Non solo infatti le notizie sull'apertura della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi (per gli amici dei social network: #Synod15) occupano già la metà di tutte quelle di argomento religioso, ma addirittura l'apertura del Sinodo ha già fatto aumentare in assoluto il numero di post che le principali fonti di informazione religiosa, nel loro insieme, producono quotidianamente.I colleghi religionisti della carta stampata che, negli anni passati, hanno faticato a ottenere dai loro capi non dirò un richiamo in prima pagina, ma almeno trenta righe a p. 21 per il Sinodo sul ministero del vescovo o per quello continentale sull'Oceania obietteranno che non è il Sinodo, ma questo Sinodo a fare notizia. Obiezione accolta. Sta di fatto che, anche senza il clamore suscitato dal “caso” di monsignor Charamsa (che da solo si prende un altro 10% di post), il Sinodo, questo Sinodo, attira sulla vita della Chiesa un'attenzione quale raramente è dato di riscontrare per gli eventi ecclesiali che non abbiano nel Papa (questo Papa o i suoi predecessori) il protagonista principale. E questa sarebbe, in sé e per sé, una buona notizia, il resto avremo tempo di analizzarlo nei prossimi giorni. Come insegna Luigi Accattoli sul suo blog, proprio introducendo un breve commento all'apertura del Sinodo (http://tinyurl.com/nogxoyh): “A materia calda, ragionamento freddo”.Ma quando la febbre mediatica sale, è difficile rimanere freddi. E allora si rischia. Ad esempio, contrarre troppo i concetti può risultare, involontariamente, umoristico. È il caso di un titolo dell'Agenzia Zenit (http://tinyurl.com/ntxte55), dove il terzo dei punti che sintetizzano la relazione d'apertura del cardinal Erdö suona: «Per contraccezione leggete Paolo VI». Chi non riconosce il contesto né ricorda l'Humanae vitae si sarà fatto del beato Montini un'idea sbagliata…
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