#R agazziContro, iniziato il mercoledì in seconda serata su Rai 2, è un programma che spiazza, in qualche modo inquieta, non per il genere, riconducibile al factual (al cosiddetto racconto della vita reale), e nemmeno per l'ambientazione: una scuola (se ne vedono tante in tv). A inquietare, e non è un giudizio di merito, è quello che viene fuori dai ragazzi di una terza liceo di Primavalle, alla periferia di Roma, intervistati da Daniele Piervincenzi. In realtà, lui non parla di interviste bensì di percorso, usando una definizione più che abusata. A parte questo, il format prevede che il giornalista passi tre giorni in mezzo al gruppetto di sedicenni. I temi in discussione in aula vanno dal bullismo all'amore, inframezzati da video in cui si raccontano altre storie di giovani, alcune estremamente drammatiche, come quella di Livio, che si è impiccato a un albero nel giardino di casa. La testimonianza dei genitori è tremenda, quella della sorella pure. Da far tesoro del consiglio del padre: «Di fronte a un ragazzo in difficoltà, l'unica cosa è abbracciarlo e fargli capire che non è solo». Se dunque una storia come questa inquieta per la sua drammaticità, altrettanto inquietano le cose peggiori che questi ragazzi hanno subito o dicono di aver fatto. C'è chi ha tentato il suicidio, chi è stata violentata e chi scappava di casa per andarsi a ubriacare. C'è chi dichiara di farsi schifo e chi si definisce pansessuale, che come spiega la didascalia che viene immediatamente sovrapposta «è chi prova attrazione per una persona a prescindere dal genere». Alla fine, visto anche il titolo del programma con l'ormai immancabile hashtag, questi ragazzi si dicono contro la disparità dei diritti, l'omofobia, gli stereotipi, i genitori incapaci di educare i figli e chi non ha sogni. Apprezzabile il messaggio ultimo affidato a Piervincenzi: «Non lasciate nessuno indietro e siate sempre voi stessi». Ma quello che ancora inquieta, anche a video spento, è che questi ragazzi, a sedici anni, sembrano aver vissuto tutto, persino la morte o comunque di averci provato. Sono diventati precocemente adulti, restando fragili per non avere avuto il tempo di crescere con gradualità. C'è di che meditare.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: