Ci sono quelli che, all'invasione russa dell'Ucraina, si sono fatti il bunker sotto casa. Non che costi poco: come tre locali a Milano, almeno. Ma, dicono, dà un tale senso di sicurezza. E ora il bunker è pronto per ogni evenienza. Non che se ne possa del tutto escludere, purtroppo, l'utilità. La gestione del bunker però crea dei problemi. Intanto, quanti posti ha? Mettiamo quindici. Bastano, per le famiglie allargate, gli ex, le ex? E per gli amici più cari? Occorre una selezione. I vecchi no, perché hanno bisogno di troppe cure. La tata dei bambini, una di famiglia, nemmeno lei, purtroppo. Sì, invece, i due amati levrieri dalla padrona. (Ma cosa si farà poi nei bunker? Senza smartphone, senza wifi, non si impazzirà?). Il peggio però sarebbe, credo, quando dal bunker si potesse uscire. Aprire il portellone d'acciaio massiccio e trovarsi in un mondo incenerito. La città in cui si è nati, le case, le scuole, le chiese, tutto ischeletrito. E che silenzio: per le strade, nessuno. Ma ha un mercato, il bunker di famiglia. Si stivano provviste, si compilano liste: i nomi dei parenti e accanto delle crocette, "questo no". Trovarsi vivi, in un mondo morto. Io pagherei per sfuggire a questo destino. Eppure si scava, sotto a certe ville: dicendo ai vicini che si fa solo un secondo box. (Casomai quel giorno, all'ultimo momento, quegli sciocchi imprevidenti venissero a bussare).
© Riproduzione riservata