Quel vivere alla giornata come narcisi senza futuro

July 4, 2019
La "cultura del narcisismo" di cui Christopher Lasch constatò il trionfo in un libro del 1979, guardando all'immane fallimento delle illusioni di poter contribuire a «cambiare il mondo» (Marx) e a «cambiare la vita» (Rimbaud), nell'immane sconfitta di tutte le speranze proposte dalle e alle umane collettività e al risultato di chiusura dei singoli in un "io minimo" estraneo a qualsivoglia utopia, mi sembra che abbia in Italia un colore suo proprio, collegandosi con l'antica morale del "particulare" analizzata dal Guicciardini nei primi decenni del Cinquecento. Non sto a rileggere il grande fiorentino né il suo rivale Machiavelli, ma, se ricordo bene, Guicciardini aveva le sue ragioni nel dire come, per il raggiungimento di ideali morali e sociali, di ideali collettivi, di dovesse tenere assolutamente conto degli interessi "particolari" degli individui e dei gruppi. Altrimenti i grandi ideali reggono poco, pochissimo... O niente. Il "particulare" come lo abbiamo conosciuto (e praticato! chi più e chi meno) nel corso degli ultimi decenni è piuttosto quello assolutamente cinico denunciato, per esempio, da Leo Longanesi, che si constatava nel 1945 o '46
«conservatore in un Paese in cui non c'è nulla da conservare» e che proponeva di sostituire allo stellone dei Savoia, sul tricolore della nuova nazione repubblicana, la scritta "Tengo famiglia"! I valori collettivi, sapevano o dicevano i vecchi alla Gobetti e alla Salvemini ma anche, al tempo della Costituente, alla Parri e alla Moro, si urtavano in Italia contro la storia e l'antropologia di una nazione che non aveva fatto una Rivoluzione borghese e non aveva vissuto una Riforma religiosa ma invece una Controriforma. La morale popolare, tra un dominio e un altro, si era trincerata in Italia nel minimo della sopravvivenza, e «Francia o Spagna purché se magna» fu un modo di dire di costernante minimalismo. Ne è rimasta, imperitura, la constatazione fatta propria dai movimenti politici del dopoguerra, che i diritti contano infinitamente più dei doveri... Si guarda oggi con infinita amarezza all'assenza o quasi dei movimenti e alla miseria del dibattito politico, constatando come gli adattamenti agli ideali dello sviluppo dei laici come dei cattolici, della sinistra come del centro e della destra, abbiano finito per respingere la morale comune del nostro popolo a quelle del narcisismo e del "particulare" congiunte, e che ci sembrano oggi ugualmente meschine ed egoistiche, ma soprattutto imbecilli e masochistiche perché prive assolutamente di uno sguardo razionale su dove stiamo andando accettando tutto quello che questo sistema socio-economico-culturale ci propone anzi ci impone. Vivendo alla giornata, secondo il «Francia o Spagna eccetera». Non ci sono nessuna ragione e nessuna visione, nel nostro pensare e nel nostro agire.

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