martedì 11 aprile 2023
Quando viene il tramonto, nei ghat di Benares, sulle rive del Gange, le luci del sole si mischiano ai fuochi scaturiti dai cadaveri bruciati. La vita non smette di brulicare in cima alle torri nere come tizzoni. Fu Babu, incontrato nei vicoli oscuri della città sacra, a guidarmi lassù, fra acrobatiche scimmiette che balzavano frenetiche da una guglia all’altra e uccellacci mai visti prima di allora posati sulle tettoie come guardie assoldate da chissà quali divinità capricciose. Nella terrazza affollata di gente in preghiera non era difficile identificare gli anziani in attesa del trapasso: resta nella mia mente una donna minuscola seduta a terra con le ginocchia ripiegate sotto il mento, accucciata nell’angolo più oscuro, avvolta da una tunica che lasciava intravedere antiche beltà avvizzite: le stavano accanto, premurose e gentili, due suore di madre Teresa di Calcutta, così giovani che avrebbero potuto essere sue nipoti. Interrogando ansioso il volto della misteriosa pellegrina, formulai una richiesta spirituale non corrisposta forse in quanto neppure compresa. Le suore, decifrandola, risposero per lei. E mi donarono un sorriso meraviglioso di letizia e speranza che da quel momento in poi, nel mio piccolo, ho sempre cercato, come essere umano, di condividere e rilanciare. © riproduzione riservata
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