Quel reality artificioso sull'identità sessuale
giovedì 9 giugno 2016
«Per questo programma è consigliata la visione accompagnata da un adulto». L'annuncio salva-coscienza della scorsa stagione viene ripetuto. L'orario è stato almeno posticipato di un'ora: dalle 22.45 alle 23.45. Il giorno è stato anticipato dal mercoledì al martedì. In ogni caso questo significa che è partita su Tv8 la seconda serie di Io sono Cait, docu-reality sulla vita di Bruce Jenner, famoso atleta americano medaglia d'oro nel decathlon alle Olimpiadi di Montreal nel 1976, che ha deciso di diventare Caitlyn attraverso un processo di transizione. Nella prima serie abbiamo assistito a momenti di questo percorso. Adesso, a cambiamento avvenuto, assistiamo alla costruzione della nuova identità e ai problemi che vivono le “donne trans”, come si definiscono loro stesse. L'intento degli autori è quello di «diffondere una nuova cultura e una nuova concezione dell'identità sessuale». Per dare man forte al progetto, sul sito dell'emittente in chiaro di proprietà Sky è postato lo speciale Chi è Cait? in cui la giornalista del “Corriere della Sera” Maria Volpe racconta l'atleta e la sua vita prima di cambiare sesso e cosa questo abbia rappresentato per l'America vista la notorietà del personaggio. Accanto a Cait è tornato (per ora con la “o” finale) Morton Pfefferman. Anche se in questo caso siamo nella finzione pura (l'altra è realtà artificiosa) della serie Transparent, il mercoledì su Sky Atlantic, di cui, anche in questo caso, è partita la seconda serie. La storia è quella di un anziano professore universitario, divorziato, padre di tre figli, che decide di rivelare totalmente il suo lato femminile vestendosi e comportandosi da donna in attesa della decisione estrema. Alla storia di Morton viene affiancata quella dei figli: Sarah, la maggiore, lascia il marito per l'amica lesbica Tammy (sposata due volte, ma con donne e figli adottivi); Josh, l'unico maschio, ha problemi con le donne con cui va a letto; Ali, la più piccola, non si sente a suo agio nel proprio corpo. Insomma, una famiglia sessualmente confusa, in crisi e alla ricerca di una propria identità. Da sempre le serie americane affrontano temi spinosi con molta libertà, ma l'impressione, di fronte a prodotti come questi, è che servano non solo ad aumentare la confusione sull'identità sessuale, ma anche sul senso della vita.
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