Si fa presto a dire che occorre, anche in agricoltura, digitalizzare i processi produttivi. Obiettivo giusto, ci mancherebbe, che si scontra però almeno con tre condizioni proprie della produzione agricola di cui due, almeno, di fatto insormontabili. Prima di tutto, nonostante gli indubbi e importanti progressi tecnologici, quella agricola è ancora in buona parte una produzione soggetta alle bizze del clima. Nulla si può fare per accelerare i cicli biologici, ma soprattutto pochissimo si può opporre ad una grandinata, ad una gelata improvvisa, a tutta una serie cospicua di malattie che possono (ancora oggi) dare del filo da torcere ad agricoltori e allevatori. La (buona) chimica, la meccanizzazione, lo studio attento dei terreni, il governo delle acque possono, in altre parole, compensare solo parzialmente l'ineluttabilità del volere della natura. Condizione che, occorre sottolineare, ha forti riflessi ovviamente anche sui risultati economici delle imprese agricole determinati dall'andamento dei mercati a loro volta influenzati dal livello delle produzioni. Poi c'è la seconda condizione. Produrre alimenti non è questione solo di tecnica: non si tratta cioè di applicare bene automatismi oliati e controllati. Basta pensare ai vini, ma vale anche per i formaggi e per ogni prodotto agroalimentare. Accanto alla tecnica, anche quella moderna, c'è sempre un margine di sapienza umana che non può essere eliminato e che la digitalizzazione non può sostituire. Ultima, ma non meno importante, condizione che fa sentire tutto il suo peso è quella territoriale e infrastrutturale. Campi e stalle non sono in città e non sono tutti vicini alle grandi reti viarie, non sono tutti perfettamente allineati e facili da raggiungere. Recentemente i coltivatori diretti hanno fatto notare che in Italia più di 1 stalla su 2 (il 52,8%) non ha una connessione a banda larga necessaria per rendere più agevole l'attività di allevamento, che si svolge spesso in aree disagiate. Cosa significa questo dato? Che per molti allevatori non è possibile cogliere le opportunità della digitalizzazione per, ad esempio, la mungitura robotizzata, il controllo dei pasti degli animali, dei pascoli fino alla verifica continua dello stato di salute dei capi allevati. Per questo, gli agricoltori insistono: la dotazione di reti infrastrutturali e servizi di telecomunicazione, accompagnata dall'accesso alla rete internet ad alta velocità (banda larga), è condizione essenziale per lo sviluppo delle zone rurali e dell'agricoltura. Qui si può agire. C'è da pensarci, e seriamente.
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