mercoledì 15 giugno 2022
Quegli occhi, quel sorriso, i riccioli sulla fronte, ingovernabili. Il colletto blu di un grembiulino da asilo. La sola foto di Elena, 4 anni, dice tutto. È come un pianto dirotto. Come il pianto di un bambino piccolo, quando si fa male e ti si aggrappa alle gambe, e pretende che lo prendi in braccio. Mascalucia, Catania, un sole che spacca le pietre, una villetta, un campo incolto. Fra i sassi e i cardi l'hanno trovata, la bambina. Una piccola folla ammutolita, una ragazza con il casco che alza le mani a coprirsi la bocca, come per non urlare. Un vecchio che insegue il carro funebre: «Angelo mio», grida. A questa età i bambini non dovrebbero mai, a nessuno, portarli via. Non quando hanno quegli occhi, quell'abbandono totale e fiducioso nel sonno, nelle braccia di chi li ama.
La madre. Povera donna, dev'essere stata follia. Come fa, altrimenti, una madre? Quel campo di erba combusta, annichilita sotto al sole della Sicilia. Terra aspra, pungente, ronzio di calabroni: come si fa a lasciare lì una bambina?
Io spero che Elena stesse dormendo. Che dal sonno sia passata alla morte senza capire, chi la stava tradendo.
Nel giardino della villa c'è un melograno. Anche Elena, come il bambino di "Pianto antico", tendeva la mano a quel fiore vermiglio? Certamente, ti dici, stava dormendo. Non può avere capito. Almeno questa pietà, il cielo deve averla avuta.
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