Iniziato alla fede calcistica nel Bologna l’anno dello scudetto 1963-1964, conteso all’Inter fino allo spareggio del 7 giugno, dovetti ricevere da mio padre un supplemento di catechesi per apprendere che in campo internazionale si tifa per le squadre italiane a prescindere dalle rivalità di campionato. Così, nella stessa stagione e in quella successiva, mi ritrovai “tifoso del mercoledì” della mitica Inter di Moratti ed Herrera fino alle vittoriose finali dell’allora Coppa dei campioni. E se quel Bologna giocava come «gli angeli in Paradiso», secondo la definizione del suo allenatore, e se di un certo gol di Maradona la vox populi ha potuto attribuire la paternità alla “mano di Dio”, si può anche immaginare, come ha fatto Antonio Sanfrancesco in un recente post sul sito di “Famiglia Cristiana” (bit.ly/3P5ytO2), che in Paradiso si tifi ancora per le partite di quaggiù, e che tale tifo possa essere così acceso da meritarsi tre mesi di Daspo in Purgatorio. Il beato (non per la Chiesa cattolica romana ma certamente per quella interista, che lo invoca ogni domenica) che Sanfrancesco si è figurato di intervistare in vista della finale di Champions League di ieri fra Inter e Manchester City è l’avvocato Peppino Prisco (1921-2001), storico vicepresidente. Accanto ai prevalenti riferimenti alle cose calcistiche temporali e all’esplicita condivisione tra intervistato e intervistatore della fede nerazzurra, il testo contiene ulteriori evidenze di quanto la passione sportiva, e segnatamente quella calcistica, si nutra di riferimenti religiosi fino, talvolta, a configurarsi come una vera e propria religione pagana: chi non ricorda la campagna pubblicitaria del 2011 «Solo su Sky lo sport fa miracoli», con gli atleti più famosi raffigurati sotto le sembianze di santi e nell’atto di compiere prodigi? Nella divertente intervista immaginaria a Prisco si parla così della Madonnina coperta di nerazzurro, della frase di un tifoso letta su Instagram, «Quando il mio cuore smetterà di battere, sarà la mia anima a gridare per te», e della nota identificazione della rivale Milan con il Diavolo. Ma il riferimento più significativo è nella risposta di Prisco alla domanda sulla possibile demolizione dello stadio di San Siro: «Sono matti, come distruggere il Duomo. Tifare è un rito, non lo si può fare ovunque».
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