Esiste senza dubbio il problema della verità. Perché “il problema” e non semplicemente “la verità”? Perché per prima cosa bisogna sapere che cos’è, arrivare di volta in volta a conoscerla, la verità, evitando errori di fatto, errori di logica e illusioni emotive. Poi viene un interrogativo: se dirla o no, in tutto o in parte, a chi e con quali mezzi, per quali scopi e con quali intenzioni nostre.
Dunque non un problema, ma un groviglio di problemi, che nella vita pratica creano in noi confusioni e incertezze, di solito superate in fretta o accantonate. Tutto questo rende già l’idea del perché di verità ne vediamo e ne diciamo poche. Il parlare chiaro e senza remore i Greci lo chiamavano “Parresia”. Nella sinistra americana degli anni sessanta si parlò di “free speech”, ma è solo uno degli innumerevoli episodi in cui la libertà di parola, il discorso libero, è considerato strumento indispensabile della verità. Verità per criticare la società e le sue istituzioni ogni volta che mentono o proteggono la menzogna per autoperpetuarsi e conservare privilegi ingiusti. Verità da rendere pubblica dopo averla capita. «La verità, l’aspra verità» è l’epigrafe scelta da Stendhal per Il rosso e il nero, il primo grande romanzo politico dell’Ottocento.
Ma che cos’è la libertà di parola e di pensiero quando non c’è il pensiero? E che cos’è il pensiero se non c’è conoscenza della realtà? La realtà crediamo di vederla. Ma la verità della realtà è la cosa più difficile da conoscere. Queste questioni sono riproposte da un libro curato da Andrea Tagliapietra per l’editore Raffaello Cortina, Bisogna sempre dire la verità?, in cui si mettono a confronto uno scritto di Benjamin Constant e uno di Immanuel Kant. Qui il rapporto indagato è quello fra la verità da dire e le circostanze in cui viene detta. Se la verità è contro la vita o la mette a rischio, non diventa lecito nasconderla e ingannare? Per salvare una vita o molte vite non si può momentaneamente mentire? Ma a parte situazioni estreme di pericolo, esiste anche una caricatura sadica del dire sempre la verità ed è dirla quando non è né utile né necessaria, provocando immancabilmente umiliazione, dolore, offesa a chi non è in grado né di capirla davvero né di farne buon uso. Ma purtroppo anche questo è un problema a soluzione non univoca. La decisione va presa di caso in caso, ricordando quello che una volta ha scritto Thomas S. Elliot: «Human kind cannot bear very much reality», il genere umano non sopporta molta realtà. Verità che soggiogano e paralizzano con la paura vanno corrette con verità liberatorie.
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