Ogni tanto ci perdiamo nelle definizioni dei generi televisivi. Perlopiù sempre rigorosamente in inglese, come se l'italiano, una delle lingue per eccellenza, non avesse vocaboli adatti. Ma non è questo il problema. Per cui, adeguandoci all'andazzo, parliamo spesso di reality show o più semplicemente di reality, ovvero di un genere televisivo basato sulla rappresentazione della realtà, addirittura sullo spettacolo della realtà. Sempre più spesso, però, ci accorgiamo di quanto la definizione non corrisponda al vero. Gran parte dei programmi della categoria sono ormai riconducibili alla finzione. Del resto come si fa a non fingere, cioè a recitare, quando sei seguito giorno e notte dalle telecamere con dietro operatori, tecnici e autori, che dovrebbero documentare il cosiddetto «esperimento sociale». Una balla. Intanto, con questa premessa ci siamo giocati mezza rubrica. Ma forse era necessaria per parlare di un reality come La pupa e il secchione e viceversa (il giovedì in una lunga prima serata di tre ore su Italia 1), che vorrebbe dimostrare come possano relazionarsi giovani completamente diversi tra loro: belli e ignoranti da una parte, colti e imbranati dall'altra, rinchiusi tutti insieme in una villa con parco e piscina. Il problema è che una volta che hai deciso di partecipare e hai superato una selezione non sei più naturale, interpreti un ruolo, portando in questo caso il personaggio al limite richiesto dal programma. Non è più credibile nemmeno l'ignoranza dei pupi e delle pupe se dicono che l'America è stata scoperta nel 1918 e che Cristoforo Colombo era di Avellino. Per il resto tanto trash e molti ammiccamenti. Gran parte del programma è giocato sulla sensualità e sui doppi sensi. Le presenze costanti di Francesca Cipriani e di Cristiano Malgioglio, o quella occasionale di Ambra Lombardo nel ruolo di una supplente stile film anni '70, dicono molto in proposito. Alla fine meglio di tutti esce il nuovo conduttore, Andrea Pucci, pur sapendo che la sua comicità non è proprio da educande.
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