Nuovamente a rischio. E questa volta non a causa dei colpi bassi della concorrenza sleale, che fa delle imitazioni un'arma letale per le nostre produzioni agroalimentari. Il pericolo arriva dall'arma più classica in mano ad uno Stato: quella dei dazi alle importazioni.
Per ora si tratta di ipotesi. Ma quelle del presidente Usa, Donald Trump, circa l'imposizione di dazi su una serie di merci europee – ieri ha ribadito di non volere nessuna esenzione sui dazi ad acciaio ed alluminio, nemmeno per l'Europa ed il Canada – hanno già fatto scattare una serie di previsioni e, soprattutto, molte preoccupazioni. A fare subito qualche calcolo, ci ha pensato la Coldiretti partendo dall'osservazione dell'andamento delle esportazioni negli Usa osservate in gennaio che hanno fatto registrare una diminuzione pari all'1,4%. Un brutto segnale, la cui causa probabilmente non è nelle ipotesi di Trump ma che sicuramente queste potrebbero accentuare. Sarebbe un colpo davvero importante per la nostra bilancia commerciale agroalimentare visto che gli Stati Uniti, come ha sottolineato la Coldiretti, «sono di gran lunga il principale mercato di riferimento per il made in Italy fuori dall'Unione europea con un impatto rilevante anche per l'agroalimentare». Gli Usa sono il terzo mercato in termini generali dopo Germania e Francia e prima della Gran Bretagna. A conti fatti, sarebbero in gioco vendite che valgono circa 4,03 miliardi di euro e che per alcuni prodotti raggiungono cifre ragguardevolissime come per esempio nella vitivinicoltura (dove le esportazioni verso gli Usa sono cresciute di oltre il 20% in quattro anni), ma anche per l'olio, i formaggi e la pasta. Insomma, quella delle esportazioni oltre l'Atlantico rappresenta una fetta notevole delle nostre vendite all'estero che, proprio nel 2017, hanno raggiunto l'importo straordinario di 41,03 miliardi (dopo fra l'altro aver superato le difficoltà dell'embargo della Russia).
Certo, «la nuova strategia Usa America First sembra avere fino ad ora i primi effetti in una politica monetaria aggressiva», come precisa la Coldiretti. Ma già questa rischia di costare caro all'Italia anche in campo alimentare considerato che le esportazioni di cibo e bevande sono aumentare del 6% nel 2017. L'imposizione di dazi su alcuni nostri prodotti potrebbe essere più pesante. E non basta, perché il profilarsi di una guerra commerciale Usa-Ue, potrebbe trascinare nella battaglia anche altri nostri importanti "clienti". Il danno a quel punto sarebbe ancora più forte. Il traguardo dei 50 miliardi di prodotti agroalimentari esportati in tutto il mondo nel 2020, ritenuto più che fattibile fino a poche settimane fa, si trasformerebbe in un miraggio dorato.
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