Sul web tre parole laiche, ma sulle quali aleggia un'ispirazione cristiana, mi aiutano a partecipare bene all'inizio della scuola: qualcosa che non smette di toccarmi personalmente avendo anch'io – come il collega giornalista della più celebre tra le famiglie pubblicitarie – sposato un'insegnante. Una l'ha pronunciata Mariapia Veladiano, rivolta a ragazze e ragazzi del Boscardin di Vicenza dove è preside e poi pubblicata sul proprio profilo Facebook ( tinyurl.com/y7shg42y ). Un'altra è quella che Lorenzo Galliani ha indirizzato a tutti gli studenti (alcuni lo avranno come insegnante di religione) dalle pagine web del “Faro di Roma” ( tinyurl.com/ycmsonm8 ). Una terza viene dalla “Fontana del villaggio”, blog di don Fabio Bartoli ( tinyurl.com/yde4r4mn ). Lo cito subito perché ci mette sull'avviso: a motivo della libertà di calendario di cui godono le singole regioni, è un peccato, dice, che il primo giorno di scuola non sia più lo stesso per tutti, perché l'uomo ha bisogno di riti sociali: «I genitori sentivano l'emozione dei figli ed erano a loro volta emozionati, c'era il senso di un'avventura che ricomincia, la sensazione di avere davanti una pagina bianca». Su questa pagina bianca Galliani scrive una parola da baciare: rospo. È l'acronimo di cinque cose da fare o ricordare a scuola: la ricreazione (cioè essere creativi), l'ordine (sapersi organizzare), lo stupore (se gli insegnanti sapranno generarlo), il privilegio (rispetto a chi a scuola non può andare) e l'osservazione (perché c'è sempre qualcosa da imparare, specie dai compagni). Infine la fiducia della preside Veladiano: «Non è vero che il mondo va come va e non lo si può cambiare. I giorni di questo anno scolastico sono ancora tutti da vivere. Potete fare nuove le cose, essere liberi, cortesi, non offendere, portare aiuto. Nessuno è felice di vivere arrabbiato», anzi: «In ogni momento della vostra vita di scuola siete persone chiamate a essere felici, per quanto possibile felici».
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: