domenica 17 marzo 2019
«Nessun uomo è un'isola, intero in se stesso; ciascuno è un pezzo del continente, una parte dell'oceano. Se una zolla di terra viene porta via dal mare, l'Europa ne è diminuita, così come lo sarebbe un promontorio, così come lo sarebbe il castello di un tuo amico o il tuo stesso: la morte di qualsiasi uomo mi diminuisce, perché sono preso nell'umanità, e perciò non mandar mai a chiedere per chi suona la campana; essa suona per te». Un pensiero memorabile questo espresso in un sermone del grande poeta seicentesco inglese John Donne. Quando senti i rintocchi della campana che suona a morto, non chiederti quale sia il suo nome: o meglio, sappi che comunque
quei rintocchi sono anche per il tuo stesso nome, perché l'umanità, perdendo un suo essere, ha perso una parte di se stessa. E poiché nessuno di noi è un'isola, se ne è andata anche una parte di te. E in effetti la morte di ogni uomo ci impoverisce: lo comprendiamo istintivamente nei momenti di forte emotività di fronte alle catastrofi: terremoti, tsunami... Ricordiamocene anche di fronte alle catastrofi di cui non è responsabile la natura. Ogni volta che un migrante affoga nel Mediterraneo, suona tu, nella tua mente, la campana il cui rintocco a lui è negato, pronuncia il tuo nome nel suo che ti è ignoto.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI