Per le imprese agricole europee le risorse a disposizione sono sempre più striminzite e risicate. Ma, almeno, ci sono ancora. Il compromesso raggiunto qualche giorno fa a Bruxelles fra Commissione, Parlamento e Consiglio sulla quantità di risorse da dare ai campi dal 2007 al 20013, infatti, non ha accontentato nessuno ma ha fatto tirare a tutti un sospiro di sollievo.
Dal prossimo anno fino al 2013, le aziende potranno contare su circa 293 miliardi di euro per gli interventi di mercato destinati ai vari comparti, e su circa 70 miliardi di euro per il cosiddetto sviluppo rurale. Soldi buoni, questi ultimi, per diversificare l'attività agricola e per far entrare sempre di più le imprese verdi in un meccanismo economico diverso da quello strettamente alimentare. Intanto, con i quasi trecento miliardi destinati al mercato, continueranno gli interventi più tradizionali della Politica agricola comune (Pac) che, naturalmente, saranno influenzati dal cambiamento più generale degli orientamenti europei in tema di sostegno al settore e di rapporti commerciali con il resto del mondo.
Alla base di questa ulteriore chiusura dei cordoni della borsa, sono varie circostanze. Basta pensare all'ulteriore all'allargamento previsto, alla necessità di riorientare il bilancio complessivo dell'Ue, alla congiuntura non certo facile, alla generale crisi del «modello europeo» che ha portato con se' addirittura il timore che ad un bilancio di spesa complessiva per l'agricoltura non si arrivasse nemmeno. Il pericolo di rinazionalizzazione della Pac, effettivamente, ha ricondotto alla fine tutti gli Stati membri alla necessità di un'intesa che, tuttavia, contiene alcuni elementi discrezionali importanti. Ogni Stato, per esempio, potrà ridurre i pagamenti diretti agli agricoltori decidendo di spendere i soldi in maniera diversa e creando, quindi, effettive disparità di trattamento fra le varie agricolture.
Eppure - secondo alcune recenti elaborazioni di Nomisma su dati Eurostat - per un miliardo di euro di prodotto agricolo realizzato, il sistema economico beneficia di un incremento del Prodotto interno lordo pari a quasi due miliardi, mentre il Pil generato direttamente o indirettamente dalle attività agricole dei 25 Stati arriva alla bella cifra di 550 miliardi di euro. Una agricoltura forte, quindi, serve molto all'intera Europa che, tuttavia, ha scelto una strada diversa per il suo sostegno. La Pac, infatti, non è più intesa come uno strumento di intervento per gli agricoltori e il loro settore, ma come un contenitore di politiche che devono rispondere ai bisogni di tutti i cittadini europei, agricoltori compresi ovviamente. Vista in questo modo, la situazione cambia notevolmente. I vecchi «aiuti» agricoli, infatti, non hanno più ragione d'essere in quanto tali, ma devono trovare altre motivazioni più ampie; così come il vecchio sostegno alla produzione quantitativa.
Si tratta di un cambiamento importante, forse difficile da accettare per molti ma, ormai, reso obbligatorio dai fatti.
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