Ritrovo oggi una ricerca pubblicata qualche anno fa. Diceva: «I giovani sono scomodi, spesso irruenti, a volte irrispettosi. Vogliono l’impossibile, cercano di spingersi sempre un po’ oltre il limite». E aggiungeva: «I giovani
però manifestano diverse fragilità pur restando aperti, disponibili e generosi. Non sono più prigionieri delle ideologie, come le generazioni precedenti. Aspirano a rapporti autentici e sono in cerca della verità, ma non trovandoli, sperano di scoprirli dentro di sé…».
Non so quanto ci sia di vero e quanto di verosimile. Mi piace pensare invece che il giudizio migliore sui giovani di oggi lo abbia fabbricato un giovane di ieri, Renzo Piano. «Quando ho compiuto 60 anni, ormai molto tempo fa – ha scritto il grande architetto – con mia moglie feci un viaggio in Giappone, e visitai il tempio di Ise. Perché è importante il tempio di Ise? Perché viene distrutto e rifatto ogni vent’anni. In Oriente l’eternità non è costruire per sempre, ma di continuo. I giovani arrivano al tempio a 20 anni, vedono come si fa, a 40 lo ricostruiscono, poi rimangono a spiegare ai ventenni. È una buona metafora della vita: prima impari, poi fai, quindi insegni. I giovani sono i messaggi che mandiamo a un mondo che non vedremo mai. Non sono loro a salire sulle nostre spalle, siamo noi a salire sulle loro, per intravedere le cose che non potremo vivere».
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