Era un tramonto verso il solstizio d'estate, di questi, che non finiscono mai. Sulle colline del Monferrato il temporale era finito, e ora nuvole viola scomparivano oltre l'orizzonte, lasciando il cielo terso. In auto avevamo sbagliato direzione. Ci eravamo persi. Avremmo potuto accendere il navigatore, ma era domenica e non avevamo fretta. Io, poi, adoro perdermi - quante cose ho scoperto, in viaggio, per aver perso la strada. E dunque procedevamo per una stradina sconosciuta, leggendo insegne di paesi ignoti. In faccia, quel tramonto che ci affondava nella notte. E, non so che sia stato, ma mi è venuto su dal fondo del cuore: un senso di improvvisa, crudele estraneità a tutto ciò che avevo attorno. E subito, tagliente come un morso, l'idea che ciò che vedevo, che ricordavo, era solo illusione. I figli, il lavoro, i viaggi, le persone amate, un sogno: tutto soltanto immaginato. Tanto persuasiva era questa lama di certezza da affondarmi in un istante, come silurata. Ho preso per il braccio mio marito, quasi ad attaccarmi. In quale botola ero caduta? È forse questa la realtà degli psicotici, la loro prigione? Da lontano, su un colle, ho visto il Santuario di Crea. Ho detto fra me, senza fiato, una preghiera. Ho riaperto gli occhi: il mondo andava riprendendo consistenza. Il profumo del fieno, l'odore delle stalle, quanto mi erano dolci. Come se, da molto lontano, fossi ritornata.
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