Crolla il fatturato dell'industria alimentare, ma vincono gli spumanti. Certo, le due cose non sono immediatamente collegate. Ma in fatto di alimentare, la cronaca di questi ultimi giorni ci accosta proprio queste due notizie. Da un lato il tracollo della trasformazione alimentare, dall'altro la conferma del successo di uno dei prodotti d'eccellenza dello stesso comparto. Facce diverse di una medaglia multiforme – quella dell'agroalimentare –, che spiegano molto delle contraddizioni, ma anche delle possibilità che vivono nel settore.Taglio record, dunque, nel fatturato dell'industria alimentare e delle bevande che fa registrare una riduzione del 5,3% rispetto allo scorso anno per effetto della riduzione dei consumi interni e del rallentamento della crescita delle esportazioni. Così, almeno, dice Coldiretti analizzando i numeri Istat sul fatturato e sugli ordinativi dell'industria ad ottobre rispetto allo stesso mese dello scorso anno. La speranza, viene precisato subito, è che siano proprio i consumi di fine anno a risollevare le sorti del settore. Anche perché, dicono sempre i coltivatori, proprio la spesa per l'enogastronomia avrebbe, per la prima volta, sorpassato quella per i regali.Si stringe la cinghia, insomma, per la crisi che non molla la presa. Anche se, probabilmente, sarebbe più opportuno parlare di un cambiamento di abitudini di vita che ormai appare consolidato e non solo passeggero. Eppure alcune tradizioni e abitudini appaiono indistruttibili. Come, appunto, quella del consumo di spumanti. Stando infatti alle rilevazioni dell'Ovse (l'Osservatorio economico nazionale dei mercati e consumi vini e vini spumanti), dal 1991 è stata registrata una crescita continua di consumi, sviluppo ed export annuali e globali. In 22 anni,si è passati da un consumo annuo di 100 milioni di bottiglie Dop alle attuali 400 milioni, da 13 milioni di metodo tradizionale ai 23 milioni di oggi. E, grazie all'export, il mercato è rimasto positivo anche in questi ultimi anni. Anche per gli spumanti, tuttavia, un cenno di attenzione viene colto dagli esperti. Sempre l'Ovse, infatti, dice che a una bottiglia non si rinuncia mai, ma che sono lontani i tempi delle 91 milioni di bottiglie stappate dall'8 dicembre 2008 al 6 gennaio 2009. A conti fatti, in ogni caso, salteranno circa 50 milioni di tappi di spumante pari a 420 milioni di euro (come lo scorso anno). Molto ma molto di più dei 2,4 milioni di bottiglie di Champagne. In tempi grami come questi, anche numeri così consolano e fanno ben sperare che alla fine la strada giusta, quella della ripresa, venga davvero imboccata.
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