Il bilancio consuntivo dell'Inps per il 2011, approvato il 31 luglio scorso, solo da pochi giorni è pubblicato nella sua completezza sul sito internet dell'Istituto. Nella panoramica del grande sistema previdenziale compaiono i dati di oltre 40 fondi pensioni, forme assicurative e gestioni contabili diverse gestiti dall'ente. Nel mare magnum del bilancio è presente anche il Fondo di previdenza del clero cattolico e degli altri ministri di culto.Risultano in pagamento, al 31 dicembre 2011, 14.271 pensioni a ministri di culto ed ex iscritti, a fronte di 19.510 soggetti assicurati. Questo dato è in calo sul 2010 di 470 unità (per decessi, pensionamenti, esoneri dal ministero), mentre si attende già dal 2012 una leggera inversione di tendenza per effetto delle nuove Intese, approvate o in corso di approvazione, dello Stato con altre confessioni religiose. A sostegno delle prestazioni pensionistiche hanno contribuito i versamenti dei sacerdoti per 31 milioni di euro. Dall'analisi statistica emerge, sempre dolente, il rapporto tra prestazioni e contributi. Su 100 euro di pensione in pagamento solo 31 euro provengono dai contributi obbligatori versati dai sacerdoti. La gestione presenta così un risultato economico di esercizio negativo, 75 milioni di euro, che si sommano al disavanzo patrimoniale giunto a 1.888 milioni. Lo squilibrio deriva sostanzialmente dalla impostazione normativa in vigore nel Fondo, sulla quale il Comitato di Vigilanza richiama da diversi anni l'attenzione degli organi competenti.Incidono tuttavia altri fattori. Il più visibile è rappresentato dall'impossibilità dei ministri di culto di poter utilizzare le diverse forme di riscatto e le ricongiunzioni di contributi – misure ormai universali del sistema previdenziale – a causa anche di una errata applicazione dell'Inps delle norme di settore. Il riconoscimento di questi diritti, che comportano oneri totalmente a carico degli interessati, porterebbe ad un incremento delle entrate contributive. Più velata è la copertura del deficit incessante, che induce il Fondo a chiedere prestiti per assicurare il pagamento delle pensioni. Al ripianamento intervengono, per legge, le gestioni dell'Inps che risultano in attivo, aggiungendo un interesse sui prestiti ai Fondi in difficoltà. Dal 2010 il tasso di remunerazione per le gestioni in attivo è stato stabilito pari all'interesse legale e nel 2011 è stata in vigore la misura dell'1,5%.Una misura equa e corretta, ma non si può trascurare che gli interessi passivi, imposti d'autorità al Fondo Clero, sono stati invece applicati fino a tutto il 2009 in base a un tasso prossimo al 5%, molto superiore a quello in vigore nel mercato che è gradualmente sceso fino all'1%. Di conseguenza il bilancio del Fondo ha dovuto inserire nel passivo un'ingente quota di milioni di euro in più. Il debito patrimoniale del Fondo racchiude tuttora questa enorme massa negativa che si è accumulata impropriamente anno dopo anno.
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