Via libera per gli aiuti europei all'ammasso anche per i formaggi. A prima vista sembrerebbe una notizia di quelle tecniche, da relegare nelle riviste di settore. E invece no, anche se a stabilirlo, per ora, è stato solo il Parlamento Ue. Perché la crisi in cui versano i produttori lattiero-caseari vale milioni di euro e migliaia di posti di lavoro. La proposta di sostenere anche l'ammasso dei formaggi, oltre che continuare a fare la stessa cosa almeno fino al febbraio 2010 per il latte, è arrivata questa settimana dal Parlamento europeo che " come è stato osservato " ha giocato d'anticipo rispetto alla Commissione approvando, con una stragrande maggioranza, la proposta del Presidente della commissione agricoltura del Parlamento stesso, Paolo De Castro. In effetti, l'idea del Parlamento è più complessa. Da un lato, infatti, si vuole aiutare i produttori a passare il guado, dall'altro per i consumatori vengono chiesti prezzi più equi e un codice di condotta tra distributori e produttori. Una strategia che, tradotta in pratica, significa arrivare ad un mercato più trasparente.
In altri termini, la parola d'ordine dettata dagli eurodeputati è una sola: riequilibrio del mercato. Certo, è ancora presto per valutare se il Parlamento Ue sia riuscito ad arrivare in tempo per mettere mano alla crisi del comparto, ma una cosa è già chiara: i produttori agricoli europei sono giunti al limite della sopportazione. Basta pensare che mentre Strasburgo approvava l'ammasso, in Belgio venivano gettate per i campi tre milioni di tonnellate di latte fresco.
Le decisioni europee, se verranno accolte anche dal Consiglio Ue previsto in ottobre, dovrebbero fare bene all'Italia in cui latte e formaggi rappresentano un
importante. Il settore, infatti, se si contano solamente i 35 formaggi italiani a denominazione di origine (Dop), vale 3,9 miliardi di euro al consumo, con esportazioni per circa 705 milioni di euro, quasi il 20% del fatturato realizzato in Italia. Il sostegno all'ammasso, tuttavia, potrebbe non bastare visto che i formaggi dello Stivale sono minacciati anche da una forte concorrenza che, spesso, gioca in maniera sleale. A farlo notare è stata, sempre in questi giorni, la Coldiretti che ha puntato il dito sulla . È un vecchio ma non risolto problema che si concretizza in enormi difficoltà di mercati per i nostri migliori prodotti; soprattutto in alcuni dei più ricchi mercati come quelli dell'Australia, della Nuova Zelanda e degli Stati Uniti dove appena il 2% dei consumi di formaggio di tipo italiano è soddisfatto con le importazioni di formaggi Made in Italy.
La trasparenza invocata dal Parlamento Ue, quindi, se da un lato può passare per la strada degli accordi più chiari e limpidi lungo la catena di produzione e distribuzione, dall'altro deve obbligatoriamente essere perseguita con regole più severe dal punto di vista dell'informazione al consumo.
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