«Gli uomini non traggono piacere dalla compagnia reciproca ma al contrario molta molestia, se non c'è un potere capace di tenerli tutti in soggezione (…). Nella natura dell'uomo troviamo tre cause principali di contesa: in primo luogo la competizione, in secondo luogo la diffidenza, in terzo luogo la gloria. La prima porta gli uomini ad aggredirsi per acquistare possesso, la seconda per la sicurezza, la terza per la reputazione». La paura che l'uomo ha verso il proprio simile è causa della guerra, dice Thomas Hobbes nel suo famoso Leviatano. In dissenso con l'idea aristotelica dell'"animale politico", egli vede nella paura un aspetto costitutivo e negativo dell'umano dal quale può nascere, però, qualcosa di provvidenziale, cioè un patto politico che riesca a gestirla. L'autorità dei monarchi si regge su questa paura che gli uomini hanno gli uni degli altri e che, in effetti, richiama, quella dell'Adamo biblico e nudo, che si nasconde a Dio, dopo la trasgressione. Un'antropologia contestata e superata da Paolo il quale, invece, vede l'umanità dei battezzati emancipata dalla paura in virtù dell'opera dello Spirito. Da allora in poi, sappiamo che è la libertà a spingere ogni umano verso l'altro, a stringere alleanze di fraternità per vincere le guerre.
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