Benino nei primi tre mesi del 2003, malissimo nei passati dodici mesi del 2002, in forse nel prossimo futuro. L'andamento del Pil (Prodotto interno lordo) di cui l'Istat ha reso noti i dati del primo trimestre 2003, fa pensare per quanto riguarda l'agricoltura, ad una valutazione di questo genere: nel disastro generale poteva anche andare peggio, ma niente e nessuno deve cantare vittoria.
Secondo l'Istat, il Pil nazionale è cresciuto dello 0,8% nei confronti dello stesso periodo del 2002, ma è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. Questo risultato
sarebbe dovuto al calo del valore aggiunto dell'industria, alla crescita, di quello agricolo e alla stazionarietà dei servizi. Insomma, i campi italiani fra gennaio e marzo 2003 sarebbero riusciti ad ottenere una performance produttiva migliore delle industrie. Secondo la Cia - una delle tre organizzazioni agricole italiane, che ha commentato le indicazioni Istat - i numeri rilevati potrebbero essere dovuti a diverse cause. Da una parte potrebbe esserci una lieve diminuzione dei costi di produzione; dall'altra effettivamente i prezzi agricoli potrebbero essere lievitati. Ma è ancora presto per dare giudizi definitivi. Rimane, però, il dato storico: il 2002 si è chiuso per l'agricoltura nostrana in maniera assolutamente negativa. E non si vede perché l'inizio del 2003 sarebbe potuto essere notevolmente diverso.
Certo, quella dell'anno scorso, è stata una delle annate peggiori degli ultimi anni. Con disastri, alluvioni, siccità, calo della produzione, aumento dei costi e dell'inflazione, diminuzione dei redditi dei produttori agricoli. In attesa dei dati più
precisi che presto il Governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, dovrebbe fornire, è possibile pensare ad una produzione lorda vendibile di circa 39 miliardi di euro, contro i 43 miliardi di euro del 2001, con un'incidenza sul prodotto interno lordo del 2,6% circa. Si tratterebbe, quindi, di una perdita secca di oltre 4 miliardi di euro (circa 8mila miliardi delle vecchie lire). Sicuramente, quindi, se aumenti dei prezzi, oppure una diminuzione dei costi, ci sono
stati, non saranno certamente in grado di far recuperare alle imprese agricole tutto ciò che è andato perduto.
Adesso, anche se il dato del primo trimestre 2003 inverte la tendenza, le aziende agricole continuano a vivere una fase di grande incertezza.
E non solo a causa della questione delle quote latte, che in queste settimane ha ripreso vigore. A creare incertezza, sono pure i mercati degli altri prodotti agricoli, le contraddittorie previsioni economiche generali, l'entrata nel campo Ue di altri soci della compagine europea, l'andamento generale dei consumi e di quelli agricoli in particolare. Si tratta di una ulteriore conferma del fatto che - ormai - anche in agricoltura, il destino delle aziende si gioca non solo sulla capacità di produrre ma anche su quella di saper competere in un ambiente economico mutevole e insicuro.
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