Da' la libertà all'uomo debole, ed egli si legherà con le sue stesse mani e te la riporterà. Per uno spirito debole la libertà non ha senso.
Sono parole un po' forti quelle che ho scelto per la festa nazionale della Liberazione che oggi celebriamo. Le ho desunte da uno scritto minore (L'affittacamere) di uno degli scrittori a me più cari, il russo Fëdor Dostoevskij. Parole forti perché se, ascoltate da un dittatore, diventano musica ai suoi orecchi. Quante volte, infatti, i tiranni hanno giustificato le loro repressioni delle libertà personali dei cittadini con l'alibi dell'immaturità della gente comune, della loro debolezza incontrollabile, della loro incapacità di capire quanto sia necessario l'ordine. È per questo che è sempre necessario tener alta la guardia contro tutte le prevaricazioni di ogni genere di potere, soprattutto quello dei massmedia.
C'è, però, in quelle parole forti una verità indiscussa. Essere liberi è tutt'altro che facile, tant'è vero che esiste anche ai nostri giorni, apparentemente così privi di vincoli, la tentazione del branco per i giovani, dell'intrupparsi nei comportamenti. La persona debole ama mimetizzarsi nel gruppo, non vuole essere disturbata dalla ricerca della verità, preferisce risposte confezionate e incartate già pronte per l'uso. Come il cane che riporta al padrone il bastone che costui ha lanciato, così alla fine troppi riportano la loro libertà ad altri, ai quali delegano di pensare, giudicare e decidere, riservandosi solo di ripetere i loro slogan, di seguire i loro moniti.
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