Pagliarani, ispirato da Majakovskij e Brecht, ma vicino al narratore Volponi
sabato 9 giugno 2012
Nel corso di un anno o poco meno sono scomparsi tre poeti italiani che hanno profondamente segnato un'intera epoca della nostra letteratura. Prima la morte di Giovanni Giudici, malato gravemente da dieci anni, poi quella di Andrea Zanzotto, poco dopo il suo novantesimo compleanno, infine Elio Pagliarani. I primi due sono stati variamente ricordati e celebrati. Di Pagliarani si è parlato meno. Aveva recentemente scritto un'autobiografia dedicata a sua figlia, Pro-memoria a Liarosa (Marsilio), nel 2007 erano uscite da Garzanti Tutte le poesie a cura di Andrea Cortellessa, mentre risaliva al 1995 il suo ultimo poema La ballata di Rudy. Ma Pagliarani aveva eccezionalmente innovato nel linguaggio poetico italiano, fra narratività, teatralità e montaggio, soprattutto negli anni che vanno dal suo poemetto più famoso, La ragazza Carla (1960), a Lezione di fisica e fecaloro (1968). La sua scrittura poetica, definita "sperimentalismo realistico" dal suo sodale neoavanguardista Sanguineti (che allineò sotto tale etichetta Pavese, Pasolini e Pagliarani) è una scrittura fisiologicamente e pregiudizialmente anti-lirica. Per ragioni sia tematiche che tecniche, Pagliarani potrebbe essere definito "un populista absolument moderne". La sua lingua non è di origine letteraria, è presa di peso dalla realtà e dal parlato e poi "messa in forma" secondo schemi più ritmici che metrici, sostenuti da un violento istinto vocale e da una vocazione "performativa" ben nota a chiunque abbia ascoltato Pagliarani leggere i suoi testi. Nessun altro poeta italiano, almeno nell'ultimo mezzo secolo, sembrava come lui aver scritto quei versi perché fossero letti a voce alta, sul palco. Come sue fonti sono stati fatti giustamente, anzitutto, i nomi di Majakovskij e Brecht, poeti teatrali, percussivi, materialisti. Ma forse, in vari sensi, il coetaneo più vicino a Pagliarani è stato un narratore-poeta come Paolo Volponi: autore di quel misconosciuto capolavoro della più esplosiva incompiutezza che è Corporale.
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