Ortrofrutta: effetto clima sui prezzi Giù i consumi
domenica 4 giugno 2023
L’ inflazione scende, i prezzi della verdura salgono. Lo dicono i coltivatori diretti che, in questo modo, tornano su una delle questioni del momento: le difficoltà degli italiani ad arrivare a fine mese. Il tema non è certo nuovo, ma nuovi dati obbligano a ragionare ancora su quanto sta accadendo. Una nota di Coldiretti spiega come da maggio 2022 a maggio 2023 i prezzi della verdura siano saliti del 13,9%, quelli degli alimentari dell’11,6%; tutto mentre l’inflazione pare sia diminuita attestandosi al 7,6%. Chiara la responsabilità di quanto accaduto, almeno secondo i produttori agricoli. Alla base del balzo in alto del costo della verdura ci sarebbe l’andamento «del meteo pazzo con il moltiplicarsi di eventi estremi, tra siccità e maltempo, che hanno colpito duramente le coltivazioni in campo riducendone la disponibilità». Qualche speculazione, d’altra parte, potrebbe aver amplificato un fenomeno certamente reale. Quali che siano le cause, il risultato è sotto gli occhi di tutti: gli italiani sono costretti a tirare la cinghia per soddisfare i bisogni più elementari, anche quello dell’alimentazione. Una condizione che mette d’accordo, almeno sull’analisi, anche i due estremi della filiera agroalimentare, quello della produzione e quello della distribuzione. Federdistribuzione rileva il peggioramento del clima di fiducia dei consumatori. «Siamo preoccupati per la tenuta dei consumi nei prossimi mesi, che sono già in terreno negativo per quanto riguarda i volumi di vendita, specialmente nel settore alimentare dove registriamo un dato di circa -4% su base annua», dice una nota delle aziende di distribuzione. I coltivatori precisano poi come stiano proseguendo «le difficoltà per le famiglie che nel corso del 2022 hanno portato gli italiani a tagliare gli acquisti di frutta e verdura che sono crollati del 9% in quantità rispetto all’anno precedente, ai minimi da inizio secolo». Secondo l’analisi di Coldiretti sulla base dei dati Cso Italy, gli italiani avrebbero ridotto del 17% le quantità acquistate di pere, dell’11% quelle di arance e di uva da tavola, dell’8% quelle di pesche, nettarine e kiwi e del 5% quelle di mele. Tra gli ortaggi, sarebbero crollati del 24% gli acquisti di asparagi. Il risultato è che con 5,5 miliardi di chili nel 2022 il consumo di frutta e verdura degli italiani – precisa la Coldiretti – è stato di mezzo miliardo di chili inferiore a quello dell’anno. Tempi difficili, poi, anche per i produttori. Il 34% delle aziende agricole sarebbe già costretta a «lavorare in una condizione di reddito negativo mentre il 13% è addirittura in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività». Indirizzare tutte le risorse possibili per fare in modo che il mercato interno si risollevi. Operazione difficile ma ormai obbligatoria. E doppia: da una parte è necessario far crescere i redditi, dall’altra abbattere i costi di produzione.
Appare essere questa la sintesi delle richieste pressoché generalizzate della filiera le cui componenti – tutte – paiono costrette a rinunciare a qualcosa pur di andare avanti. © riproduzione riservata
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