L'ordine è il piacere della ragione. Ma il disordine è la delizia dell'immaginazione.
La scarpina di raso è un famoso poema drammatico sulla vita e sulla morte affidate al mistero di Dio: a comporlo nel 1929 fu il noto scrittore francese Paul Claudel (1868-1955). Ritrovo una vecchia edizione di quest'opera e m'imbatto, sfogliandola, in questa acuta considerazione sull'ordine e sul disordine. Di solito le mamme raccomandano ai bambini di non fare baraonda, di non mettere a soqquadro le stanze, di badare a non sporcarsi e così via. I figli cercano di fare l'esatto contrario divertendosi un mondo. Da adulti le cose cambiano e, per essere maturi, forse bisogna seguire il consiglio di Claudel.
Ci vuole, infatti, ordine, armonia, metodo e rigore nel pensare, nell'apprendere, nel lavorare. Ma ci vuole anche un pizzico di libertà, di creatività, di disordine, persino di scompiglio per avere una vita genuina, un respiro più largo, un fremito di poesia. Tutto sta nel calibrare e collocare nelle proprie caselle ordine e disordine. Anzi, talora ci sono apparenze che scambiano tra loro queste due realtà: c'è un ordine imposto che - come accade nella dittatura - nasconde ribellione e confusione e c'è un disordine che cela al suo interno una logica e un assetto segreto. Bisogna, allora, affrontare la vita con disciplina e criterio ma non ci si deve fossilizzare nella grettezza. Ogni giorno porta con sé una sorpresa, un'eccezione, un'improvvisata. Ed è proprio in questo dosaggio che risiede il gusto dell'esistenza, senza eccedere nell'ordinamento ferreo di ogni azione o, al contrario, precipitare nell'anarchia e nella confusione. Il filosofo Leibniz nella sua Teodicea ammoniva: «Nel grande ordine vi sia un piccolo disordine».
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