Cuori nella tormenta. Il cuore di Edoardo Bove con il defibrillatore innestato tornerà a battere come e meglio di prima, ne siamo certi. Intanto batte forte quello dei tifosi viola che era da tanto che non vedevano una Fiorentina così in alto. Contro il Cagliari 8° successo di fila (non accadeva dal 1960) per la squadra di Don Raffaè Palladino. La nostra cattiva cultura ci ha educati al culto degli eroi e non a quello delle persone normali, come Palladino appunto, ma anche i Baroni, i Simone Inzaghi, i Gasperini e soprattutto i Ranieri. I primi quattro sono, assieme al “nevromister” Antonio Conte, ai vertici della classifica. Il quinto, il migliore dei “normal one”, Claudio Ranieri, sta piano piano rianimando la Roma, e di questo i tifosi giallorossi gli saranno grati a vita come scrivono nello striscione apparso durante Roma-Lecce (4-1): «C’è ancora chi sui contratti non guarda gli zeri. Fino alla morte con Claudio Ranieri». Stesso pensiero del popolo della Dea per il suo “normal one” Gian Piero Gasperini. Questa Atalanta capolista, da sola, è da scudetto? Siamo alla prova del 9, come le vittorie di fila: ultimo successo sul Milan (gol vittoria in zona Lookman). Ben 9 anche gli anni in cui la società bergamasca chiude con il bilancio in attivo: l’ultimo fatturato della società nerazzurra è stato pari a 242,1 milioni di euro, ad un passo dal record di 242,7 milioni del 2021. Anche questo è il “modello Atalanta”, copiato ormai un po’ ovunque. Gasperini gongola anche dalla tribuna, squalificato, dove vede i suoi crescere e stupire. Ma la sorpresa maggiore continua ad essere il belga Charles De Ketelaere, scacciato dal Milan come il brutto anatroccolo rossonero, a Bergamo ha cambiato passo e piumaggio diventando il “Cigno di Bruges” e venerdì sera ha segnato il più classico dei gol dell’ex con civilissima esultanza, non alla Zaniolo per intenderci, che ormai è “wanted” nella Roma giallorossa. L’Atalanta ha sfigurato una sola volta in questa stagione, quando ancora con il caldo agostano a San Siro ha subito il poker (4-0) dai campioni d’Italia dell’Inter. Ma era una Dea in rodaggio quella che ora ha sorpassato il Napoli e si è insediata al 1° posto. Colpa della Lazio di Baroni che nella tormenta del Maradona fa la partita perfetta con tanto di eurogol del danese Isaksen su assist di Noslin, il quale giovedì aveva rifilato una tripletta al Napoli buttandolo fuori dalla Coppa Italia. Lazio ai quarti ed è partita in quarta anche in campionato dove stacca la pallida e assorta Juventus a -4, il Milan a -9 e resta agganciata al treno dei desideri, al 3° posto con Fiorentina e Inter che hanno una partita da recuperare al Franchi. Lazio e Fiorentina da scudetto? Chissà. La storia di cuoio ci ricorda che quarant’anni fa, stagione 1984-’85, a cucirsi il tricolore sul petto fu una squadra modello “piccola e bella”, l’Hellas Verona di Osvaldo Bagnoli. Lo Schopenhauer della Bovisa, classe 1935, è un altro grande “normal one” di cui, chi ha memoria, continua a mantenerne il culto.
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