Se l'espressione “scontro di civiltà” fra Islam e Occidente non piace, perché sembra annunciare una volontà di scontro e non una serie di fatti, si possono scegliere altre parole: diversità, distanza, tensione, difficoltà di capirsi, nonché innegabili scontri. Come che sia, noi europei, che storicamente abbiamo convissuto, spesso in competizione, lotta e guerra con i Paesi islamici, oggi dobbiamo capire che il passato pesa, anche quando noi lo abbiamo dimenticato. Pesa e coinvolge le nuove generazioni di islamici che si sentono lontani dalle radici cristiane, umanistiche e illuministiche dell'Europa. Noi non ci identifichiamo più con le Crociate, la battaglia di Lepanto e la colonizzazione in Asia e in Africa. Ma questa lunghissima storia ha lasciato tracce. Soprattutto il nostro rapporto con la religione è diverso da quello di popoli e paesi non cristiani. Il cristianesimo nelle sue espressioni evangeliche è all'origine anche della critica e autocritica delle chiese cristiane. Gesù interrompe criticamente o invera la precedente tradizione giudaica e si scontra con l'autorità conservatrice delle sue gerarchie. Nel momento in cui il dialogo con l'Islam diventa un'urgente necessità, dobbiamo essere disposti a capire che la nostra cultura attuale non è un dogma e un assoluto. I nostri valori dobbiamo essere in grado di vederli come prodotti storici. Il nostro modello di vita, anche se non vogliamo rinunciarci, è una realtà, ma non è un ideale neppure per noi.Il pamphlet di Riccardo De Benedetti Morire dal ridere. Processo alla satira (Medusa, pagine 80, euro 9) prende spunto dalla strage di “Charlie Hebdo” coinvolgendo una serie di problemi più generali che riguardano la libertà di espressione e di pensiero, nonché l'idea fissa di certi satirici che vedono le religioni come una menzogna da combattere. Dovremmo riflettere sulla nostra pretesa di sentirci più liberi offendendo oscenamente sentimenti religiosi la cui sostanza ci sfugge. Questa è libertà, è diritto? Per quanto mi riguarda constato che la mentalità e la cultura di molti satirici di professione in certi casi rivela i suoi limiti. Amano una sola cosa: dissacrare. Eppure da qualche parte qualcosa di sacro c'è. Anche chi non lo trova, dovrebbe provare a immaginarlo.
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