Due anni di crescita – nonostante il Covid-19 –, che nel giro di due giorni rischiano di essere quasi cancellati. È l'indicazione che si trae mettendo insieme le analisi sulle esportazioni agroalimentari italiane nell'ultimo biennio poste di fronte all'improvviso mutare del corso delle relazioni internazionali (nelle quali la guerra Russia-Ucraina è solo una delle componenti negative). A mettere in fila l'analisi di quanto accaduto in 24 mesi è stata Nomisma con il suo sesto Forum Agrifood Monitor realizzato in collaborazione con Crif. Il bilancio è semplice e positivo: dopo due anni di Covid, l'export agroalimentare italiano evidenzia una crescita vicina al 15% rispetto al 2019, arrivando così a sfondare il muro dei 50 miliardi di euro. Successo di fatto su tutta la linea per i prodotti agroalimentari nostrani. Con i mercati più importanti che hanno fatto registrare aumenti da capogiro. Fin qui tutto bene. I mesi che il comparto ha davanti, tuttavia, appaiono tutt'altro che facili e scontati. E non si tratta solamente della questione Russia-Ucraina. La possibilità di un ulteriore allungo dell'export italiano nell'anno in corso – dice sempre Nomisma –, è messa a rischio da diversi fattori: dalle tensioni geopolitiche ai costi energetici, dei trasporti e delle commodities che continuano a rimanere alti. Così, se – come hanno fatto notare i coltivatori diretti –, per l'economia le sanzioni hanno l'effetto di un gioco perverso mettendo a rischio esportazioni che in Russia e Ucraina arrivano a circa un miliardo di euro (valori 2021), la complessità della situazione ha anche altre cause che si mischiano con la guerra. L'aumento dei costi delle materie prime e dell'energia, infatti, aveva già provocato la crescita abnorme degli oneri di produzione per le imprese agricole e agroalimentari: un'ipoteca pesante proprio sulla capacità produttiva della filiera e quindi sulla sua "forza" nei mercati internazionali. Oltre a tutto questo, se è ovviamente da sperare che le tensioni internazionali sul fronte militare possano presto ridursi, più complesso sarà contenere quelle economiche e sociali. Una prospettiva che potrebbe mettere in crisi le prestazioni di quella filiera agroalimentare che ha saputo resistere alla pandemia ma che si ritrova indifesa di fronte agli attacchi sui mercati.
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