È interessante come Maurizio Crozza scompaia dai radar quando si ferma il suo Fratelli di Crozza il venerdì in prima serata su Nove. Nessuna comparsata in altri programmi, men che meno interviste. Così facendo non si svaluta, difende la propria immagine, mentre fa salire l’attesa per il suo ritorno in scena, che da sette stagioni avviene sull’emittente di Discovery+ dov’è sta per approdare anche l’amico Fabio Fazio con il suo Che tempo che fa in programma su Nove dal 15 ottobre. Ed anche questa volta il comico genovese non ha disatteso le aspettative. La puntata della ripresa autunnale di Fratelli di Crozza, venerdì scorso, ha superato la prova alla grande. Crozza ha graffiato e divertito come al solito con la sua ironia, il suo sarcasmo, i suoi monologhi e le sue imitazioni (in parte registrate, in parte a sipario aperto) supportato dalla preziosa spalla vocale Andrea Zalone. Nella consueta sorta di par condicio, Crozza prende di mira maggioranza e opposizione, ma non poteva non partire anche in questa occasione, come da sempre vuole la satira, da chi è al potere, ovvero da Giorgia Meloni e dai suoi familiari a iniziare dal cognato, il Ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, che «fa sembrare Maria Antonietta segretaria della Cgil». Poi è stata la volta del compagno della premier Andrea Giambruno, del generale Roberto Vannacci, del sindaco di Terni Stefano Bandecchi fino a tornare ai vecchi cavalli di battaglia Vincenzo De Luca e Flavio Briatore per chiudere con Enrico Mentana. E come Arlecchino si confessò burlando, anche il comico Crozza finisce per dire cose molte serie come a proposito dei 175 mila rifugiati ucraini accolti in Italia per i quali, a differenza dei 125 mila migranti dal Mediterraneo, nessuno si è lamentato per «i troppi biondi in giro». Per cui: «Ucraini sì, africani no. Non è che magari c’entra il colore della pelle?».
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