Aveva eseguito perfettamente il suo esercizio di nuoto sincronico, alle Olimpiadi di Budapest. Venticinque anni, bruna, bella come una sirena, Anita come in un'improvvisa esitazione si era poi accasciata su se stessa. Andava ora sprofondando con grazia, il capo reclinato: come le rose quando appassiscono, e quel chinare la corolla sembra un addio gentile.
Attorno, tutti attoniti. Solo Andrea Fuentes, l'allenatrice, ha avuto la prontezza di spirito di tuffarsi, col vigore delle sue bracciate da ex campionessa olimpica. Sott'acqua il cuore di Anita batteva ancora, ma, anche riportatala a forza a galla, non respirava. La mascella rigida e serrata, come in un improvviso "no": non respiro, non vivo, non danzerò più come una sirena. Ed era tristemente bellissimo quel suo giovane viso, soggiogato dalla morte.
Ma forse, era solo un incantesimo. Come nelle fiabe: la Bella Addormentata non è morta, dorme. E Anita si è svegliata. Gli schiaffi, le grida glielo hanno ordinato: svegliati, torna! (Pressione, battito, saturazione, tutto era perfetto).
Forse Anita è davvero una sirena, che per gioco va alle Olimpiadi? Come in una fiaba, la storia è a lieto fine. Guardiamo a lungo però sul web quel suo sprofondare, e poi rivivere: no, non è incantesimo, ma la grazia che vorremmo per chi amiamo. "La fanciulla non è morta, ma dorme". È quest'eco, che segretamente ci commuove.
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