Nella tv del Natale sono rispuntati gli animali preistorici, quelli veri, quelli vissuti milioni di anni fa. A portarli in prima serata il 25 dicembre è stato National Geographic, il canale 403 di Sky, con il documentario Il cacciatore di dinosauri, ambientato nel Deserto del Gobi, in Mongolia, il più grande giacimento al mondo di lucertoloni estinti, un vero e proprio terreno di caccia per i tombaroli che depredano questa terra in cerca di fossili da destinare al mercato nero. Ad accompagnarci in questo viaggio nel tempo è un giovane paleontologo dell'Università Bologna ed Explorer di National Geographic, Federico Fanti, che da bambino giocava con i dinosauri di gomma e che ora coordina la prima missione internazionale a guida italiana volta a sviluppare un sistema che possa ostacolare in modo concreto il contrabbando di fossili. Ogni anno gli scienziati di tutto il mondo riescono a recuperarne dalla Mongolia circa novanta tonnellate. Ma il fenomeno del commercio illegale è in continua crescita. Al danno economico per il Paese asiatico, si somma il danno incalcolabile che i tombaroli causano alla scienza. «Non siamo qui solo per cercare dinosauri e inseguire i nostri sogni di bambini – racconta Fanti –: siamo qui per capire come funziona il Pianeta. I dinosauri hanno affrontato come noi un Pianeta che cambiava rapidamente e per milioni di anni sono riusciti a vincere la battaglia per la sopravvivenza. Capire come, diventa fondamentale per i nuovi abitanti della Terra». Arricchito da immagini particolarmente suggestive, il documentario di National Geographic ha rappresentato una delle alternative in una serata natalizia segnata dai classici di Disney come Biancaneve e i sette nani (film d'animazione del 1937) su Rai 1 o da pellicole come Miracolo nella 34ª strada su Canale 5. Il tutto al termine di giorni segnati da cuochi, ricette, brindisi, luci colorate, concerti, grandi maratone cinematografiche e speciali dal passato per la consueta melassa natalizia punteggiata da servizi telegiornalistici con la retorica della maggioranza degli italiani che avrebbe consumato il pranzo di Natale al calore del focolare domestico.
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