giovedì 3 marzo 2016
Piove forte stasera, senza tregua. In una notte come questa, grata di questa casa calda e asciutta, mi viene in mente come sarebbe, se a dover partire e lasciare tutto non fossero altri, stranieri, ma noi. Il solo pensiero mi serra lo stomaco come una tenaglia. Dover partire da una città in macerie per un altrove ignoto, e forse ostile. Dover partire con chi, e chi lasciando a casa? Abbracciare i vecchi padri e le madri, sapendo che non li rivedrai; e i malati, i deboli, abbandonarli tutti. E il resto, poi: lasciare senza voltarsi indietro la casa in cui si è nati, tutti i ricordi - e un cane, magari che, fedele e ostinato, continua a seguirti. Ammassarsi su vecchi autobus e camion malconci, che sobbalzano sui crateri lasciati delle bombe; viaggiare come inseguiti, senza fermarsi, affamati, sporchi, nel sottofondo dolente dei pianti dei bambini. In quei fagotti gonfi che teniamo stretti abbiamo messo solo coperte, medicine, poveri gioielli - e un'ultima busta di soldi.E infine dopo un lungo viaggio, coperti di polvere, fermarsi: di fronte, la distesa infinita del mare, come un muro alzato contro le nostre speranze. Come si passerà, e verso dove? Onde alte, schiumose, spazzano la riva e risospingono a terra chi si avventura al largo. Attorno, facce di trafficanti, di briganti, e parole straniere e brusche, e mani svelte a picchiare e rubare. Poi scenderà la notte, e tutto attorno sarà assolutamente nero. Sui giacigli di chi dorme aleggia muto un pensiero: quanti di noi, come noi, sono morti, in fondo a questo mare. All'alba alzarsi, fra grida e spintoni. Il Mediterraneo, immenso, indifferente, davanti. Lo sciabordio di una vecchia barca stracarica, il cigolio sofferente del fasciame; prendere il largo, pigiati, stretti, eppure quasi rassicurati da quella calca: siamo in tanti, ci verranno a salvare. E infine una linea di terra all'orizzonte, e nel petto a vederla scoppia il cuore. Ma sarà forse terra di muri, e filo spinato e recinti, e di soldati coi fucili spianati.In una notte d'inverno come questa, pensare: se toccasse a noi. Noi delle case calde non sappiamo immaginare, o misurare fino in fondo la massa di paura e dolore che preme alle nostre porte. Penso a questa mole opaca, e alla dura indifferenza o ostilità di molti, come a due fiumi che di scontrano nella nostra vecchia Europa.E piove più forte, e noi a quest'ora serriamo le persiane delle nostre case, chiudendo fuori il buio e il freddo dalle nostre stanze illuminate. Ma la cognizione di queste due spinte in conflitto è un oscuro presagio - come due fronti di nubi nere che si avvicinino, spinte dal vento, gravide di temporale. Solo la compassione, la carità e la misericordia ci possono, noi al caldo e quegli altri che bussano e sperano, salvare.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI