Nel mondo comandano le armi e il denaro al quale tutto è funzionale. Le guerre sono concepite per rigenerare e perpetuare l’economia dei ricchi, della quale le cicliche crisi del capitale svelano i meccanismi di espropriazione. La “distruzione creativa” è in realtà un gioco al massacro nel quale le categorie umane più fragili, cominciando dai bambini, sono, fin dall’inizio della rivoluzione capitalista,
le prime vittime. Comandano i militari, con o senza uniforme e sono presi, abbastanza spesso, come liberatori dalle “inutili” e “corrotte” democrazie dei partiti politici di cui le Costituzioni sono considerate pietose espressioni.
Dio non ha più nessun potere. Viene usato, abusato, manipolato, integrato e soprattutto pregato di lasciar fare a coloro che ne difendono gli interessi, i valori e la credibilità. Si trova ad essere ostaggio di chi si arroga il diritto di difendere la sua causa. Non da oggi in esilio volontario, preferito allontanarsi dai santuari, templi e monumenti costruiti, a sua insaputa, per un onore che non ha mai cercato. Presente in tutte le assenze e i tradimenti dell’umano non si lascia arruolare tra i richiedenti asilo e meno ancora nelle interminabili statistiche volte a definire i “vulnerabili” del momento.
I contadini dei villaggi adiacenti alla cittadina di Makalondi, a meno di 100 chilometri dalla capitale Niamey, sono stati espulsi dalle loro case, campi e averi, non senza aver pagato la tassa rituale prevista, in nome, appunto, di Dio. Nell’assordante silenzio stampa, da qualche giorno, altre decine di famiglie hanno raggiunto i campi di raccolta di persone definite “sfollate” e nella realtà sradicate dallo propria terra. A loro è affidato il potere della storia perché di essa i poveri hanno ricevuto la versione definitiva. Sulla sabbia sta infatti scritto che i “potenti sono rovesciati dai troni e gli umili innalzati” nel vento. Da lontano e senza darlo a vedere, il Dio volontariamente confinato tra gli sfollati, sorride.
Niamey, Marzo 2025
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