«Purtroppo! Il Vangelo è passato! Il Vangelo! Il Vangelo!»: così scandiva Arthur Rimbaud, secondo il quale la vicenda di Gesù era cosa trascorsa, chiusa e sepolta. Invece, uno sguardo alla storia può dirci che il Vangelo è tutto da costruire, è possibile, rimane davanti a noi: è il Regno di Dio.
Prendiamo la situazione in Medio Oriente, con il conflitto irrisolto tra israeliani e palestinesi. Sembra tutto già scritto. E invece Apeirogon (Feltrinelli), imperioso romanzo dell’irlandese-newyorkese Colum McCann, ci dice – nell’improbabile ma possibile amicizia tra due genitori di etnie diverse, accomunati dalla perdita delle rispettive figlie nel conflitto – che la storia non è chiusa. E che un gesto di Dio è possibile anche lì. Afferma il padre palestinese, Bassam: «Quando hanno ucciso mia figlia hanno ucciso la mia paura. Io non ho paura. Potrei fare qualsiasi cosa, adesso. Un giorno Judeh [il nipote] vivrà in pace, non può che essere così. A volte è come se stessimo tentando di svuotare il mare con un cucchiaio. Ma la pace è un fatto. È solo questione di tempo. Guardate il Sud Africa, l’Irlanda del Nord, la Germania, la Francia, il Giappone, perfino l’Egitto. Vedete, niente è impossibile». Questa speranza indefessa, nutrita da un dolore che non è scolorito nell’odio, ci interpella e ci sprona.
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