Classe 1958, Toivo Tulev proviene dalla stessa terra di Arvo Pärt; e si sente. Il compositore estone appartiene a quella che è stata definita la «generazione di mezzo», nata e cresciuta sotto la dittatura sovietica, ma testimone e in qualche modo parte attiva nella caduta del regime comunista; come artista ha dunque conosciuto l'emarginazione e i disagi inflitti a chi aveva deciso di non scrivere musica «politicamente corretta», ma semplicemente di rispondere alle domande più autentiche e insopprimibili del proprio cuore.
Oggi Tulev è uscito definitivamente allo scoperto ed è una delle figure più autorevoli nell'attuale fase di rinascita culturale dei giovani Stati sorti nell'area baltica; il suo linguaggio e la sua ispirazione non hanno però smesso di essere fortemente ancorate alle tematiche di carattere religioso e a quella dimensione spirituale che da sempre rappresenta una condizione necessaria nel suo cammino verso la concentrazione, la meditazione, la ricerca. Per lui, che ha studiato canto gregoriano, l'arte del più severo contrappunto e gli idiomi delle scuole contemporanee, ma che non ha mai neppure disdegnato le schitarrate rock di Jimi Hendrix e dei Led Zeppelin, quella di rivolgersi al repertorio sacro è un'intima urgenza che nasce dal profondo e che non risponde a semplici istanze di carattere estetico o artistico.
Nell'album intitolato Songs, Paul Hillier e l'Estonian Philharmonic Chamber Choir hanno impaginato un programma che affianca alcune tra le più significative opere corali di Tulev (Super Audio Cd pubblicato da Harmonia Mundi e distribuito da Ducale); su tutte il mottetto Der Herr ist mein getreuer Hirt, parafrasi musicale del Salmo 22 («Il Signore è il mio pastore») scritta nel 1989 per il compleanno di papa Giovanni Paolo II, e una suggestiva reinterpretazione per ensemble vocale e strumentale del Cantico dei Cantici incentrata sul Libro del Vecchio Testamento e su altri testi a esso riferiti in modo più o meno diretto. Un collage di sonorità e armonie rarefatte, immerse in una dimensione che sembra fermarsi sospesa, fuori del tempo, per cantare il valore eterno dell'amore, celeste e terreno; forza vitale indispensabile per superare ogni barriera e limitazione imposte alla propria libertà.
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