Nella società dell'indignazione: più che migliorarla, la copiamo
domenica 15 maggio 2016
A oltre un mese dalla pubblicazione dell'Amoris laetitia, il tenore dei commenti dell'opinione pubblica ecclesiale che si leggono sulla Rete descrive un tentativo di radicalizzazione, che pende quasi tutto dal lato dei suoi critici. In poco più di 24 ore, traendo occasione da una parola pronunciata da Francesco coerentemente con un metodo di lavoro ecclesiale dichiarato e praticato, la stessa Rete (ne ha parlato un post su cinque), e ancor più ciò che in essa si riflette dalle fonti generaliste, consuma tutta la discussione sul diaconato femminile e, se possibile, su quella del ruolo della donna nella Chiesa.Ho letto con questi due dati davanti agli occhi la ricca riflessione che Chiara Giaccardi ha pubblicato qui su Avvenire il 12 maggio, dedicata al rapporto tra l'informazione nell'era digitale e la costruzione dell'opinione pubblica, e significativamente intitolata: «L'opinione pubblica tradita da insulti sul web. Il ruolo dei media nella deriva populista» (http://tinyurl. com/jzn8ehx ). E mi è parso di poterne trarre due conseguenze. La prima è che l'opinione pubblica ecclesiale, nel suo piccolo, fatica a distinguersi dalle dinamiche della "società dell'indignazione" (che Giaccardi descrive con tanta preoccupazione), per non dire che ne partecipa in pieno. «Lo schema buoni/cattivi (...) traccia una cartografia dell'odio che diventa una scorciatoia per evitare la fatica di andare in profondità. Schierarsi, prima ancora di capire cosa succede. Appartengo, dunque sono». La seconda è che l'alternativa virtuosa di un'opinione pubblica «che mira a comprendere il mondo e far circolare interpretazioni condivise», descritta da Giaccardi nei termini di un dialogo che «presuppone il tempo dell'ascolto (superiore allo spazio dello schieramento)» e di una «comunicazione misericordiosa, che prima ancora che opinione si fa incontro», avrebbe nel metodo praticato da papa Francesco un formidabile modello. Ma non ce l'ha se invece guarda al modo in cui l'opinione pubblica ecclesiale, nel suo piccolo, si comporta.
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