Nonostante tutto l'agricoltura vince. Può essere questa l'indicazione generale che arriva dagli ultimi dati relativi all'andamento del Prodotto interno lordo (Pil) così come rilevati dall'Istat. Indicazione che, come tutti i dati statistici, deve essere ragionata e spiegata, ma che fornisce il senso del valore di un settore che troppo spesso viene visto solo in modo parziale e riduttivo.
Ad analizzare dal punto di vista agricolo i numeri dell'Istat, ci ha pensato Coldiretti che in una nota ha spiegato come il Pil agricolo nel terzo trimestre 2018 sia cresciuto dell'1,6% ponendo quello agricolo come il solo settore dell'economia che ha fatto registrare un aumento congiunturale del valore aggiunto. Quello dell'industria, infatti, è diminuito nello stesso periodo del -0,1%, quello dei servizi del -0,2%.
Coldiretti poi sottolinea il fatto che l'agricoltura peraltro fa anche segnare un aumento del 4,8% del valore aggiunto del terzo trimestre rispetto allo stesso dell'anno precedente, il valore più alto tra tutti i settori.
Buone notizie, quindi, che diventano ancora migliori se si tiene conto che il risultato positivo dell'agricoltura è arrivato nonostante gli effetti del maltempo e delle quotazioni di mercato insoddisfacenti in alcuni settori. Un effetto, quest'ultimo, dovuto secondo Coldiretti alle «distorsioni di filiera e alle importazioni selvagge che fanno concorrenza sleale alla produzione nazionale perché vengono spacciati come Made in Italy per la mancanza di indicazione chiara sull'origine in etichetta per tutti i prodotti».
Certo, forse è eccessivo definire l'agricoltura come «motore» oppure «locomotiva» dell'economia, ma è indubbio il suo valore «forte» sia per l'economia nazionale che per l'immagine dell'Italia. A patto che si guardi per davvero a tutto il comparto. Agricoli e d'eccellenza non sono infatti solamente i prodotti tipici magari a denominazione d'origine, ma anche il resto dei grandi prodotti (da quelle cerealicoli a quelli lattiero-caseari), che costituiscono poi la base per altri prodotti agroalimentari altrettanto d'eccellenza. Oltre a tutto questo, infine, è necessario tenere sempre conto della natura di «fabbrica a cielo aperto» propria di gran parte delle aziende agricole. E tutto senza contare i tempi di produzione non perfettamente controllabili dagli imprenditori stessi. Insomma, se da un lato l'agricoltura «vince» più di altri settori, dall'altro rimane un'attività particolare. E da queste due condizioni opposte che devono nascere politiche nuove e più incisive.
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