Sprigionano una carica di gioia ed energia allo stato puro i due adattamenti del Gloria firmati da Antonio Vivaldi (1678-1741) e riproposti nell'impeccabile e trascinante esecuzione offerta dal gruppo vocale e strumentale Concerto Italiano diretto da Rinaldo Alessandrini (cd pubblicato da Naïve e distribuito da Jupiter). L'incisione rappresenta una nuova perla della ciclopica «Vivaldi Edition», la collana discografica concepita dal musicologo Alberto Basso con l'intento di registrare integralmente la collezione delle circa 450 partiture autografe che lo stesso compositore conservava presso di sé al momento della sua morte e che viene oggi custodita presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino. All'interno di questo immenso tesoro, i due Gloria in questione (entrambi nella tonalità di re maggiore) vanno sicuramente annoverati tra i massimi vertici artistici mai raggiunti dal Prete Rosso nel repertorio sacro e ci offrono un'esauriente panoramica della fantasiosa varietà di soluzioni armoniche, timbriche e ritmiche dell'impronta creativa vivaldiana.
Caratterizzato da una cifra più intima e riflessiva appare l'impianto del Gloria RV 588, il cui sontuoso affresco musicale trova nei due passi estremi i momenti di maggiore intensità espressiva: nell'oasi poetica e nell'estasi rapita dell'«Et in terra pax», anticipazione terrena appunto della gloria celeste, e nel finale «Cum Sancto Spiritu», dove una grandiosa fuga è chiamata ad apporre un sigillo di austera solennità. Il più celebre Gloria RV 589 si fregia invece di un apparato sonoro maggiormente sfarzoso e «rumoroso», come sottolinea lo stesso Alessandrini nelle note di copertina del cd: i solisti sono due soprani e un contralto (nel disco l'eccellente Sara Mingardo), con coro a quattro voci, archi, basso continuo e il rinforzo di oboi e trombe. Nell'alternanza quasi melodrammatica di episodi sfolgoranti (il militaresco «Gloria in excelsis Deo» iniziale, poi ripreso nel «Quoniam tu solus Sanctus») e suggestivi intermezzi meditativi (il «Rex c"lestis» e il toccante «Domine Deus, Agnus Dei») si celebra l'apoteosi dello stile compositivo di Vivaldi: originale e vitalissimo, straripante di continue sorprese da portare sulla ribalta del «teatro degli affetti».
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: